La musica che ti arriva al cuore. Da non perdere all’Estival Jazz

Parte oggi la rassegna in piazza Riforma a Lugano. Un momento fondamentale per gli amanti dei suoni ricercati

– La radio del jazz, da trentanove anni, abita in piazza Riforma a Lugano. Ed è sempre “on air”, perché chi segue Estival – la rassegna che ha ridefinito il modo di fare e ascoltare la musica dal vivo – ha il raro pedigree del turista musicale. Colui che arriva da tutto il mondo scendendo dai viottoli della città ticinese come un fiume nel mare. E che non invade ma occupa, con l’avidità di un assetato nel deserto.

Estival Jazz è il Festival della “musica del cuore fra i ritmi del mondo”. Così è stata definita questa edizione che da oggi, giovedì 6 luglio, a sabato 8 (dalle 20.30 a ingresso gratuito) animerà la centralissima piazza. Nel ricordo di un amico che sul palco di Mendrisio, nel 2002, festeggiava i suoi 70 anni e che all’Estival ci tornò nel 2007 per le sue 75 primavere: Joe Zawinul. File Under Zawinul è il nome del progetto che darà fuoco alle polveri, ma poi spetterà a Emir Kusturica – regista che ci sa fare con le immagini e musicista bosniaco naturalizzato serbo che ci sa fare con le note – usare gli strumenti come lanciafiamme. Facendo tesoro di una storia musicale che coltiva dal 1987, quando Emir entra a far parte dei “No Smoking”, gruppo di “resistenza musicale” e anticipatore di una corrente gipsypunk blacanica post-Tito. Tutto questo mischiare, tamburellare e sfrecciare porta alla combustione tra funk, hip-hop e musica jamaiquina. In una parola, Mambanegra: i profeti della break salsa, “benzina che fa girare il motore” del cuore. E poi si entra nella serata di venerdì. Eccola arrivare, con il suo incedere setoso e quella curiosità che l’accende nella grande globalizzazione sonora. L’Orchestra della Svizzera Italiana (OSI), diretta da Markus Poschner, sarà complice dell’Hildegard Lernt Fliegen, sestetto svizzero di jazz d’avanguardia guidato da quell’Andreas Schaerer definito “un nuovo vento di follia che soffia sull’improvvisazione vocale”. Ma quando si sale sulle montagne russe, i brividi non bastano mai. E arriveranno con Mike Stern. Jazz, fusion, Miles Davis, Blood Sweat & Tears, Billy Cobham, John Scofield: Mike ha lavorato con i migliori fino a trasformare sé stesso in una icona della chitarra. Con lui Randy Brecker alla tromba e Lenny White alla batteria, quest’ultimo già nei Return To Forever di Chick Corea e in Bitches Brew di Davis: il modo migliore per sfogliare il libro della Storia. Nel quale trova spazio anche il rock blues del deserto di Vieux Farka Touré. “Hendrix del Sahara” e figlio di Mali Ali Farka Touré, questo Tuareg parla di religione, potere e speranza. Contaminazione è la parola che guiderà anche i concerti di sabato 7. Con la pazzia afro-jazz di Jimmy Dludlu, chitarrista al pari di Wes Montgomer e Django Reihnardt, e la poesia alcolica di Vinicio Capossela: colori etnici e dialettali nel randagismo di una canzone d’autore sghemba.

Perché imprevedibile e saltimbanca nei suoi viaggi mitici tra epoche e personaggi di ogni dove.

Musica di radici che si riverbera anche nel gruppo di chiusura. Quell’Orchestra di Piazza Vittorio (OPV) che, muovendosi tra rock, pop, reggae e classica regalerà «uno straordinario happening musicale, vivace e multietnico, in perfetta sintonia con i nostri tempi».n 
D. Iel.