Laura, vittima della sua bellezza

Il nostro Mario Chiodetti ricorda la Antonelli, indimenticabile attrice icona degli anni Settanta, una delle più belle donne del cinema italiano

Voleva essere dimenticata, lei che era stata una delle più belle donne del cinema italiano, di una bellezza dolce e mai aggressiva, placida e sensuale. Il corpo stupendo e morbido, mediterraneo, il viso aperto e gentile, perfetto per interpretare ruoli in costume nella fascinosa Belle époque, come la “” del romanzo di, cantore del lusso borghese dell’età umbertina, da cui trasse il film in cui Laura appariva nuda e perfetta, mollemente adagiata su una dormeuse.
Lo stesso fece ,

ne ”, con incarnazione delle amanti dannunziane avvolte da vestaglie trasparenti e collane, distese in letti a baldacchino in attesa dell’incontro amoroso. Un corpo, il suo, che chiedeva di essere mostrato, l’aveva capito , che la lanciò con “”, pellicola campione d’incassi e icona erotica per migliaia di adolescenti d’allora.
Se l’attrice incantava, anche grazie a una voce quasi di bambina, leggera e acuta, la donna era fragilissima, prigioniera della propria straordinaria bellezza, come , la protagonista del romanzo di che a trent’anni decide di non mostrarsi più al mondo perché vuole essere ricordata nel fulgore della giovinezza.
La parabola di ricorda quella di, anch’essa magnifica e sfortunata, come lei uccisa in vita dallo sfiorire della propria avvenenza, da amori sbagliati e angosciante solitudine, farfalle bruciate dalla troppa vicinanza alla falsa luce del successo, incapaci di vivere nel mondo reale fatto di obblighi e doveri, spesso di sconfitte.
, istriana di Pola, diplomata all’Isef, era diventata troppo presto, diva da rotocalco, e il processo inverso, una volta appassita la bellezza «che fermava gli orologi», come cantava Simone Cristicchi, non poteva più riuscire. I riflettori si erano già spenti per sempre.