«Le estati torride a Palermo e i muri di neve a Belluno»

Un caffè in redazione in compagnia del nuovo questore Attilio Ingrassia: «Dopo la curva di Gallarate è come entrare in un’altra provincia»

– Dalla sua Palermo alla neve di Belluno sino a Varese («Sono andato al palazzetto e ho capito che lì si ritrova tutta la città»): il nuovo questore Attilio Ingrassia fa visita al nostro giornale e si racconta. Spaziando dall’istituzionale «credo molto nel concetto di sicurezza condivisa», al personale: «Ho visto eleggere un mio concittadino presidente della Repubblica. È stata una gioia».

Ingrassia è arrivato puntualissimo alle 12 di ieri. Della nostra provincia il questore insediatosi lo scorso 26 gennaio ha un’idea già precisa: «È come se a Gallarate ci fosse una curva che divide in due il territorio – spiega – Come se fossero due province. Ho incontrato i sindaci delle città del sud e mi hanno illustrato problematiche completamente diverse da quelle che, invece, mi hanno segnalato gli amministratori dei comuni del nord. È una provincia allungata,

interessante. Complessa».
Poi la condivisione di alcuni ricordi legati alla sua storia professionale. «Palermo? Fu un periodo difficile. Arrivai alla Mobile due giorni dopo l’omicidio di Beppe Montana. Poi ci furono l’omicidio di Salvatore Marino e quello di Ninni Cassarà. Era il 1985, alcuni colleghi furono arrestati». Ingrassia racconta dei giudici Falcone e Borsellino, delle estati “torride” di quella stagione difficilissima per la Sicilia e per le istituzioni.
Poi dal caldo siciliano si passa, già in veste di questore, al gelo di Belluno. «Località montana per eccellenza: l’anno scorso caddero in alcune zone sino a quattro metri di neve. C’era chi, per entrare e uscire dalle abitazioni, usava le finestre al primo piano». Qualcuno perse l’auto per tre mesi sotto quel candore (la ritrovò al disgelo praticamente) e per percorrere 50 chilometri in inverno in quella terra bellissima ma fredda davvero occorrono ore.

In una lunga chiacchierata Ingrassia parla di Varese. Parte da un concetto a cui tiene: «Quello della sicurezza condivisa». L’invito è ai varesini: «Segnalate ogni cosa alle forze dell’ordine. Meglio una chiamata in più, magari a vuoto, che una chiamata in meno che potrebbe invece aiutarci a sventare un furto, ad esempio». In sintesi: «Varesini collaborate con noi per una città più sicura», questo il messaggio del questore che parla anche dei furti, «reato che più colpisce il cittadino e che ci ha già visto prendere provvedimenti in collaborazione con l’arma dei carabinieri. E i risultati si sono visti sotto forma di arresti».
Infine, c’è piazza Repubblica. «Più che un problema di polizia – spiega – io credo sia un problema di degrado urbano. È mia intenzione allargare il dialogo a tutti i soggetti coinvolti. Noi faremo la nostra parte, ma è necessario ragionare in sinergia». Come a dire: la soluzione passa molto più per l’urbanistica che per l’ordine pubblico.