Un vasto traffico di merce contraffatta proveniente dalla Cina e rivenduta sui principali siti di e-commerce è stato scoperto nell’ambito dell’operazione “Panda By-Pass”, condotta dai finanzieri del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Varese in collaborazione con l’Ufficio di Malpensa dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Le indagini hanno permesso di individuare un sistema consolidato di contraffazione transnazionale e di sequestrare 17.615 prodotti di vario genere.
Il sistema di importazione illecita
L’indagine si è concentrata sulle spedizioni postali di beni provenienti dalla Cina, che venivano trasportati in Germania e successivamente introdotti in Italia con lo status di merce comunitaria, eludendo i controlli doganali. Il trasporto avveniva su gomma, con arrivo presso un hub internazionale di smistamento e successiva distribuzione su tutto il territorio nazionale.
Le ispezioni doganali hanno però rivelato la reale origine extra-UE dei prodotti, dimostrando che la merce era stata inizialmente spedita dalla regione amministrativa speciale di Hong Kong e da altre località cinesi, per poi transitare in Germania e raggiungere l’Italia.
I prodotti contraffatti
Tra i beni sequestrati figurano:
- Capi d’abbigliamento e accessori falsamente etichettati come prodotti di alta moda
- Cuffie e caricabatterie per telefoni cellulari di marchi noti
- Altri dispositivi elettronici venduti come originali
Gli esperti delle aziende titolari dei brand hanno confermato la contraffazione dei prodotti, portando al sequestro dell’intero carico per tutela della fede pubblica e dei marchi registrati.
Vendite online e blocco della piattaforma
L’indagine ha portato anche all’individuazione del canale di vendita principale, un sito di e-commerce dove i prodotti venivano acquistati e pagati tramite transazioni elettroniche dirette sulla piattaforma stessa.
Le spedizioni presentavano elementi comuni, come l’origine cinese e il transito via Germania.
Le autorità hanno bloccato il commercio illecito e, anche grazie alle recensioni negative degli utenti, si ritiene che il marketplace utilizzato per queste transazioni non sia più operativo per tali traffici illeciti.
L’inchiesta è ora al vaglio della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Busto Arsizio, con l’accusa di “Introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi”.