Mini guida per la sopravvivenza Perché i pericoli si fanno in dieci

Il decalogo per il ciclista urbano varesino del nostro Mario Chiodetti

Decalogo dei pericoli per il ciclista urbano varesino.

Sono ovunque, spesso mimetizzate dall’ombra degli alberi o dal ghiaietto, invisibili per il sole basso, travestite da tombini, celate sotto un leggero strato di asfalto molle. La loro autostrada si snoda nel tratto Morosini – Vittorio Veneto – corso Moro, se sono vuoti il rischio aumenta perché l’autista fa le prove per il gran premio pur di raggiungere prima la rimessa. Mai sorpassarli se fermi perché dal lato opposto può arrivarne un altro e il rischio dell’effetto quadrifoglio nel libro è alto.

Un classico, specie in via Morosini, dove un pedone su dieci usa il sottopasso, gli altri nove si buttano a sinistra dal marciapiede a qualsiasi altezza della via.
Quelli al cellulare senza auricolare svoltano senza freccia e lo splash sulla portiera è inevitabile. Il ciclista accorto deve mantenersi a un metro e mezzo abbondante di distanza dall’auto ferma quando la sorpassa, la portiera può spalancarsi a sorpresa con effetto “olè toro” e conseguente trauma cranico commotivo. Un must, più il cane è piccolo più il guinzaglio è lungo, più il cane è piccolo più è rabbioso e tende alla fuga, deragliando dal marciapiede e tendendo un bell’elastico al pedalatore in arrivo, non allenato per il salto in alto.

Come per i cani, il rischio è il deragliamento dal marciapiede o l’abbandono delle mani dei genitori e conseguente momentanea libertà, che di solito termina con l’investimento. Nei casi fortunati per il bambino, il ciclista emulo di Thoeni si schianta poi contro un bidone per la raccolta differenziata o un taxi in arrivo dall’altra parte della strada. Micidiali, perché nel 90 per cento dei casi non c’è lo specchio sospeso che consente al ciclista la visione dell’angolo morto. L’impatto è certo.

Chi monta i palmer si astenga dal pedalare dopo una notte di movida, nei tratti san Vittore, Matteotti, Carducci, Cattaneo, Cavallotti. Nel migliore dei casi rischia l’effetto toboga a Gardaland, nel peggiore femori in trazione.
Vedi alla voce cani e bambini, in più il piccione vola, quindi oltre a invadere strade e piazze anche chiuse al traffico può planare davanti al naso in piena velocità (sua e del ciclista) con conseguenze devastanti.

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