«Non andremo in serie D»

Domenica al Brianteo di Monza erano presenti 30 tifosi biancoblù: «Adesso sappiamo che questi giocatori non vogliono retrocedere»

Alla convincente prestazione dei tigrotti contro la Giana non va dimenticata la fede di quei trenta irriducibili che erano presenti domenica al Brianteo. Non deve passare sotto traccia la loro passione per i colori biancoblù proprio nella stagione più complessa, evidenziata da una classifica che prima dei novanta minuti di domenica, vedeva la Pro solitaria all’ultimo posto a tre punti dal Pordenone e dopo il triplice fischio finale al penultimo posto ed a soli due punti dal terzultimo.

Tristezza e disaffezione i primi sentimenti. Anche rassegnazione. Cose che avrebbero potuto mettere il freno tenendo incollate le pantofole ai piedi. Invece no. Eppure c’era un campionato che probabilmente aveva svoltato verso il baratro dopo il pareggio infrasettimanale con i friuliani che, visto dopo Giana, è risultato invece molto prezioso. Era faticoso lasciare il proprio divano la domenica pomeriggio mentre in tv scorrevano le immagini del campionato di serie A per mettersi in marcia verso Monza per assistere ad una partita giocata in un orario(18) a cavallo fra pomeriggio e sera.


Solo chi ha dentro quella inspiegabile “pazzia tigrotta”, ha pensato che “ i ragazzi non si possono lasciare soli proprio nel momento delle difficoltà”. Solo chi vive a pane e Pro Patria ha detto a se stesso che non poteva non mettersi a tavola. Nonostante tutto.
In un Brianteo praticamente deserto si sono uditi gli incitamenti del tifo biancoblù; in particolare una voce femminile che non ha mai smesso per tutti i novanta minuti di sostenere Serafini e compagni con “forza ragazzi” e con “dai Pro”. Il messaggio è arrivato alle orecchie di chi era in campo e quasi come una forma di ringraziamento il Serafico ha realizzato un gol che se lo avessero segnato in serie A sarebbe stato la copertina di ogni trasmissione sportiva domenicale.
Un lancio chirurgico di Giorno che intuisce il movimento del compagno ed il capitano che stoppa in corsa di destro e senza che il pallone tocchi terra infila Paleari col sinistro. Proprio lì, in quella porta alla cui spalle c’era quello spicchio di stadio in cui la faceva da padrona la voce femminile, dolce e determinata nel contempo.

E c’è chi, a fine partita, si è ritrovato tra le mani la maglia di Giampaolo Calzi, un gesto genuino del centrocampista di Borgomanero verso un tifoso che timbra il cartellino anche ad ogni allenamento. Si chiama Ivo Crosta, un ingegnere in pensione, ancora aitante e con l’animo del fanciullo quando parla di Pro Patria. Non lo dice, ma dopo ventiquattrore le sue parole tradiscono ancora l’emozione per «il gesto che è venuto naturale a Calzi che mi vede ad ogni allenamento e cerco sempre d’incitare lui e tutti gli altri – rivela – e questa cosa mi ha fatto molto contento oltre, naturalmente alla vittoria. Soprattutto sono tornato a casa soddisfatto perché ho visto lo spirito giusto. Ho capito che questi ragazzi non vogliono andare in serie D. E questo mi è piaciuto molto. Poi quello che succederà a livello societario non lo so e m’interessa fino ad un certo punto. Dopo la partita con la Giana so che questa squadra non vuole retrocedere. Ho visto giocatori come Calzi, Pisani e Serafini belli incazzosi. È così che ci si salva».
Vero. Proprio i giocatori d’esperienza, quelli che formano la spina dorsale della squadra, sono quelli che a Monza hanno tirato il gruppo. Si sono messi alla testa facendo scattare quella scintilla capace di accendere il fuoco della passione.