«Quanto mi mancava la bicicletta»

Ivan Basso è tornato in sella a Livigno, un mese dopo l’operazione. Dietro di lui, il figlio Santiago: «Il fatto che sia qui non vuol dire che tornerò alle corse: è una decisione che devo ancora prendere»

Vento, pioggia, sette gradi sul termometro. È il 17 agosto ma non sembra, a Livigno. Sono le prime ore del mattino e girano poche macchine per il paese della Valtellina. Ivan Basso però è già pronto, smanioso, non vede l’ora di risalire in sella. Si presenta all’Aquagranda Fitness Center mezz’ora prima, accompagnato dal fedele scudiero , 9 anni ed un faccino vispo e sorridente.

La conferenza stampa inizia alle 10, troppo tardi per aspettare ancora. È il giorno del ritorno in bicicletta, e non saranno delle gocce di pioggia a fermarlo. Sulla balconata del fitness center si radunano sempre più persone, appassionati, giornalisti, televisioni, e anche semplici curiosi. E c’è anche papà , perché non è un giorno come un altro. È come se in un colpo si tornasse indietro di 35 anni, quando Ivan ne aveva appena tre e montava per la prima volta in bicicletta.

E come quella volta, papà Franco non è potuto mancare. Anni di sacrifici, di rinunce, di vittorie, di cadute e di rinascite. Stavolta, probabilmente, non ci sarà una rinascita agonistica, come molti gli chiedono, ma il solo fatto di rivederlo qui, di nuovo in sella, è un nuovo successo, un nuovo Giro d’Italia, o quel Tour de France che ha dovuto abbandonare e che ha inseguito per una carriera intera. Ivan entra in sala stampa in punta di piedi, è in anticipo, si rintana dietro le quinte, mentre il locale si riempie in ogni ordine di posto, sia a sedere che in piedi. Stupendo constatare come, anche in capo alle montagne, ci sia così tanta gente per lui. Quando Ivan fa capolino in sala, gli applausi prendono il sopravvento e coprono le parole. Affianco a lui, il sindaco di Livigno Bormolini e l’assessore allo sport di Regione Lombardia . Sono proprio loro due ad aprire la conferenza, salutando, ringraziando e lasciando ben presto il proscenio ad Ivan.

Che è inevitabilmente un po’ emozionato: «Avrei molte cose da dire, però come prima cosa vorrei dire che sono felice, di essere qui e di vedervi così in tanti. L’affetto della gente è uno degli aiuti più importanti per superare un momento che alla fine è stato semplice per me, perché non ho mai perso il sorriso e l’ottimismo». Tutto è successo in fretta, ma per uno come Ivan è già alle spalle. Lontano, sì, ma non per questo dimenticato, come ribadisce lui stesso: «È stata un’esperienza importante che mi ha lasciato qualcosa di positivo. Ho avuto tempo per pensare al mio futuro, per mettere a fuoco tutti gli ultimi anni della mia carriera e per stare con la mia famiglia, e soprattutto per fare un po’ di vacanza. Non passavo Ferragosto in ferie da quando ero ragazzino, la convalescenza è andata nel migliore dei modi».

E lei, la bicicletta, è lì che lo aspetta proprio vicino all’uscita. Non da sola, perché c’è ne è anche una più piccola per suo figlio, che lo accompagna nei suoi primi chilometri dopo un mese. Ecco, Santiago non sta fermo un attimo, monta sulla bicicletta prima di Ivan e vorrebbe accompagnarlo anche per tutto l’allenamento di giornata. «Mi è mancata la bicicletta» ammette candidamente Ivan, mentre quasi la accarezza, «sono sempre stato abituato a pedalare ogni giorno, per oltre trent’anni. Ora stare senza per oltre un mese è stata dura». E a tutti quelli che glielo chiedono, lui risponde allo stesso modo: «Risalgo in bicicletta, ma ciò non vuol dire che torno alle corse. Si può pedalare anche senza un numero sulla schiena. E’ una decisione che prenderò a breve, nelle prossime settimane, e a cui sto pensando da un po’ di tempo, interrogandomi anche su quelli che sono stati gli ultimi anni della mia carriera». E poi su, in sella, vento in faccia ed un paese intero che lo acclama. Comunque vada, Ivan Basso è sempre un’emozione.