«Ricostruire ha un gusto speciale»

Il coach della rinascita - Pillastrini è in semifinale playoff di A2 con Treviso: «A volte retrocedere fa bene»

Che bello rivedere Stefano Pillastrini lì dove gli compete stare, in una grande piazza e con un sogno da raggiungere. Il “Pilla” è in semifinale playoff con la sua Treviso e a partire da domani affronterà la Fortitudo Bologna di Boniciolli. Una sfida che non ha nulla da spartire con la LegaDue, per blasone, per pubblico, per tante cose che chiediamo direttamente a lui.

A livello ambientale proprio nulla, qui a Treviso si sta vivendo qualcosa di straordinario, è una situazione bellissima che sinceramente mai mi era capitata. Ammetto di essere stato molto fortunato nella mia carriera, ma questo supera ogni cosa, non tanto per la semifinale playoff quanto per ciò che stiamo vivendo qui a Treviso. C’è una bellissima attesa ed il legame tra la squadra e la piazza non è mai stato così forte.

Ho giocato molte volte da avversario a Treviso, anche quando ero sulla panchina di Varese e ottenemmo una vittoria importante su quella squadra composta da Hackett, Gentile, Motejunas, e ricordo sì e no 2000 spettatori al PalaVerde. Ed era una Treviso che ancora lottava ai piani alti. Adesso ne facciamo 5000 contro Recanati, ad esempio, in partite che una volta sarebbero state considerate nemmeno amichevoli. Il pubblico si è entusiasmato così.

Varese per me è stata un’esperienza bellissima, ho spesso partecipato alle ricostruzioni e sostengo che spesso le retrocessioni alle squadre di grande blasone servano per far riassaporare il gusto di tornare a competere, a volte fanno bene. Infatti, da quell’anno in A2, è nata la squadra che poi è arrivata in semifinale scudetto con Vitucci. E vi dirò di più, in quell’anno in A2 non ho mai sentito una piazza frustrata, eppure essere così giù non era una cosa a cui Varese era abituata. Il pubblico non è mai stato snob, ha riempito il palazzetto proprio come qui a Treviso.

Abbiamo qualche acciacchino per le dieci partite giocate in poco tempo, ma ci servirà di esperienza. Abbiamo una squadra giovanissima rispetto ad altre realtà, che non ha mai giocato i playoff perché molti ragazzi arrivano dalle giovanili o da campionati minori. Non pensavamo di poter essere così avanti quest’anno, eppure abbiamo vinto più di tutti e abbiamo sempre il fattore campo a favore. Contro la Fortitudo incontriamo un’altra compagine con giocatori di esperienza come Carraretto ed Amoroso, vedremo se saremo all’altezza.

Non mi piace farmi da solo i complimenti, però in carriera ho fatto sette promozioni e qualche campionato mi è capitato di vincerlo. A volte ho preferito scendere di categoria perché preferisco giocare per vincere anche in campionati minori piuttosto che lottare per salvarmi in Serie A. Perciò, in una situazione del genere, sì mi sento adatto.

Davide sta lavorando per diventare un grande giocatore, ci sta mettendo molto impegno anche se essendo giovane ha ancora molto da imparare. Si è trovato in una situazione da esordio, perché pur avendo giocato a Pistoia completava il roster. Ora invece è protagonista dentro la rotazione, non ci sono partite in cui abbia giocato meno di quindici minuti, migliora costantemente e sta rispondendo molto bene. E non è facile per uno che è stato abituato ad essere la stella della squadra nei campionato giovanili, con la palla sempre in mano nei momenti caldi. Quest’anno ha giocato l’80-85% dei minuti da playmaker, che non è l’ideale per lui ora ma lo sarà per il futuro. La partita di mercoledì è stata una perla assoluta, perché non si tratta solo della serata in cui il giovane ha giocato bene, bensì di un ragazzo che nei momenti difficili si è preso la squadra sulle spalle.

A Varese darei un bell’8 e le faccio anche i complimenti, perché non è facile risollevare una stagione così. All’inizio sono stati commessi degli errori e la situazione ambientale era invivibile, mentre la società, l’allenatore, lo staff ed i giocatori sono stati bravissimi a fare le giuste correzioni e finire alla grandissima. É una grossa lezione al mondo della pallacanestro, perché potevano sbracare e non l’hanno fatto.

Claudio è un professionista serio che non può che stare in una grande piazza. Bulgheroni non lo scopro io, è una persona che può dare sostegno e serenità all’ambiente, anche se credo che da dietro le quinte abbia sempre dato una mano, come quando faceva con me.