Salvini a Mosca ma Putin non c’è «Sanzioni sbagliate»

«I nostri imprenditori fortemente penalizzati». Il leader leghista non esclude aiuti in futuro. «Dovessero darceli, perché dovremmo rifiutarli?»

Matteo Salvini vola a Mosca per consolidare l’alleanza tra la sua Lega e lo «zar» Vladimir Putin, che potrebbe incontrare (di nuovo) all’inizio del prossimo anno.
E dalla capitale russa il leader del Carroccio non si risparmia l’ennesimo affondo contro il presidente del Consiglio Matteo Renzi: la Merkel – afferma in un incontro con la stampa italiana – «ha ragione quando dice che il governo Renzi non ha fatto un accidenti».
Il numero uno della Lega coglie al balzo le critiche fatte piovere su Italia e Francia dal Cancelliere tedesco,

secondo cui le riforme in questi due grandi Paesi Ue sono insufficienti.
Ma poi si scaglia anche – come d’abitudine – contro l’Unione europea, sostenendo che Frau Merkel «ha ripreso un giudizio della Commissione europea», che «se si facesse gli affaracci suoi sarebbe sicuramente meglio per tutti».
Salvini è ufficialmente a Mosca per un convegno alla Duma contro le sanzioni occidentali che hanno colpito la Russia per il suo ruolo nella crisi ucraina: misure restrittive a cui il Cremlino ha risposto con delle contro-sanzioni che limitano le importazioni di prodotti alimentari dai Paesi occidentali. E per Salvini è tutta colpa di Bruxelles e Washington: «Le grida di aiuto di migliaia di imprenditori italiani che rischiano di perdere tutto per colpa di queste sanzioni sono quotidiane», ha denunciato l’ex comunista padano. Con il suo Alberto da Giussano ben appuntato sulla giacca, Salvini si erge insomma a paladino del Made in Italy in Russia e punta il dito contro Renzi accusandolo di non adoperarsi abbastanza per risolvere i problemi con Mosca («Mi chiedo dov’è», ha tuonato).
Ma il segretario della Lega ne ha anche per gli Usa, perché a suo avviso «l’aria che tira a Bruxelles» sulle sanzioni «non è europea, ma arriva da Oltreoceano». E sulla cancellazione del gasdotto South Stream si dice dispiaciuto «che qualcuno non ritenga più strategici investimenti» del genere. «E questo qualcuno – tuona – sta evidentemente in Italia e a Bruxelles, non a Mosca».
Nella capitale russa però Salvini ha anche incontrato il presidente della Commissione affari esteri della Duma, Alexiei Pushkov. Salvini ha pure in programma un’intervista a «Sputnik», il nuovo network mediatico della propaganda del Cremlino.
I contatti tra la Lega e il partito Russia Unita di Vladimir Putin insomma sono sempre più fitti, e i due movimenti politici potrebbero firmare già il prossimo anno un protocollo d’intesa a livello internazionale: un accordo che vedrebbe Salvini prendere davvero il posto di Silvio Berlusconi nel ruolo di «amico italiano» del presidente russo.
Del resto, il leader del Carroccio ha già incontrato Putin a Milano in via riservata il 17 ottobre. E un altro incontro «ci sarà», precisa lui stesso. Anche se la data non è ancora stata fissata. Salvini ribadisce però che dalla Russia il suo partito non ha «mai ricevuto una lira».
Ed esclude che Putin possa «offrire una somma alla Lega», sebbene – precisa – il partito che fu di Umberto Bossi non rifiuterebbe un eventuale prestito «da una banca russa», se conveniente.
Di certo in Francia un altro partito anti-europeista, il Front National di Marine Le Pen (in ottimi rapporti con il Carroccio), ha ricevuto dal Cremlino un «prestito» milionario. E non è quindi un segreto che Mosca sostiene i movimenti di destra europei.
Proprio come per decenni in epoca sovietica ha finanziato in Occidente i partiti anti-atlantici di sinistra. I tempi sono evidentemente cambiati.