«Sogno una Varese accogliente»

Il bene fatto bene - Sara Minazzi, studentessa ventenne: «Troviamo un posto per far dormire i senzatetto?»

Aprire anche a Varese un punto di riferimento per i bisognosi come l’Arsenale della pace di Torino (ovvero un’antica fabbrica in disuso che il lavoro gratuito dei giovani ha trasformato in un “monastero metropolitano” aperto 24 ore su 24, una casa aperta per chi cerca soccorso e conforto).
L’ideatrice di questo ambizioso progetto – che si chiama “Il bene fatto bene” – è Sara Minazzi, studentessa di psicologia di 20 anni. «Tutto nasce da un sogno –

racconta lei – quello di vedere Varese in modo diverso. Sono stata diverse volte all’Arsenale di Torino e mi sono detta: se un gruppo di ragazzi è riuscito a costruire tutto ciò, perché non possiamo farcela anche noi a Varese?».
Sara sa che il suo obiettivo deve essere raggiunto per gradi, in base alle forze di coloro che si metteranno in gioco in prima persona: «Vorrei riuscire a trovare un posto per ospitare le persone soprattutto di notte, ma per iniziare va bene anche una struttura dove aprire una scuola di italiano per stranieri, un doposcuola per bambini o attività utili ai meno fortunati. Non voglio arrivare subito al dormitorio per 50 persone, va bene anche qualcosa di più piccolo».

Determinatissima, Sara ha iniziato a sondare, tra la gente, se ci fossero persone desiderose di collaborare con lei, e le ha trovate. Poi si è messa a scrivere una lettera al sindaco Davide Galimberti e ha preso contatti con due assessori che spera siano presto disponibili ad incontrarla. Sul piano pratico, inoltre, sta cominciando a raccogliere il materiale che può servire a chi è per strada.
«Mi sono focalizzata sui generi che è più difficile trovare nelle associazioni che già si occupano di solidarietà – spiega la giovane, che ha partecipato anche a progetti di volontariato in Africa – Quindi ho messo in secondo piano cibo e vestiario, e mi sono concentrata su prodotti per l’igiene personale, come spazzolini, saponi, bagnoschiuma, shampoo e ciabatte».

«Al sindaco e agli assessori, se avessero del tempo di ascoltarmi, sicuramente chiederei il loro appoggio, sarebbe davvero bello se la città accettasse la sfida lanciata da una ventenne – continua Sara – Mi piacerebbe che le istituzioni mi mettessero in contatto con la rete di associazioni già presenti. E poi mi servirebbe anche uno spazio fisico da poter utilizzare».
Sara ha aperto anche una raccolta fondi su «gofundme». All’inizio, infatti, ci saranno cose da comprare – come banalmente i detersivi – e bollette da pagare. «Volevo iniziare subito e non stare con le mani in mano, quindi ho deciso di muovermi su diversi canali – conclude la studentessa – Credo molto in questo progetto, ma non ho competenze specifiche, quindi chiedo aiuto a chi ne sa di più, nella convinzione che insieme potremo fare qualche cosa di grande. La raccolta fondi serve anche perché vorrei andare dal sindaco con una risposta concreta da parte di tutti i cittadini».