Niente telefono e wi-fi in prestito: «Mai successo in 42 anni di lavoro»

Incredibile l’odissea di Marco Zetta, titolare dalla Italservice Ccg di Varese
«Tutto è iniziato da una richiesta di downgrade. Ma come faccio con l’impresa?»

Da due mesi senza internet e telefono fisso: l’odissea di un piccolo imprenditore di fronte alle inefficenze del sistema di telecomunicazioni. «Mai una disavventura così clamorosa in 42 anni di lavoro. Ma adesso faccio causa alla compagnia telefonica».
La storia di Marco Zetta e della sua Italservice Ccg, un ufficio in via Carrobbio in cui lavorano in quattro persone, facendo a turno di fronte all’unico personal computer collegato alla rete internet wireless gentilmente concessa dai vicini di ufficio.
Hai voglia a parlare di modernizzazione e di agenda digitale se capita ancora che un’attività del terziario che, come ormai tutte le imprese di questo comparto al giorno d’oggi, dovrebbe vivere “connessa” 24 ore su 24, è costretta a barcamenarsi alla bell’e meglio da ormai due mesi per poter leggere la posta elettronica e spedire dei documenti.

Nel pieno centro di Varese, non in una valle sperduta. «Domani fanno due mesi esatti» racconta Marco Zetta, con un tono ormai più rassegnato e sconfortato che arrabbiato. «È dai primi di ottobre che il mio ufficio è privo della funzionalità telefonica necessaria a un’azienda di servizi».
«Tanto per dare un’idea, per tre giorni sono stato completamente irraggiungibile, in seguito mi è stata fatta una deviazione tale per cui chiamando il mio numero fisso la chiamata viene deviata su un cellulare».


«Non ho attiva l’Adsl che per me è indispensabile per poter operare con le banche dati mentre da tre giorni non funzionano più neppure la linea fax, che era l’unica ancora funzionante né il wi-fi». Tutto è nato dopo che l’azienda ha fatto una richiesta di “downgrade commerciale” del contratto in corso con il gestore telefonico Vodafone. Una pratica apparentemente banale, ma è l’inizio di una serie di errori «inenarrabili» che, secondo Zetta, sarebbero stati causati fondamentalmente dalla «mancanza di comunicazione tra le varie figure» con cui è entrato in contatto.
Fatto sta che, dopo il blackout di tre giorni della linea, l’imprenditore decide di cambiare operatore e rivolgersi a Telecom. Il decreto Bersani obbligherebbe il vecchio gestore a rilasciare la numerazione al nuovo entro trenta giorni ma ne sono passati quasi sessanta e non solo il rilascio non è avvenuto, ma lo stato di utilizzabilità della linea da qualche giorno è pure peggiorato.
Così Italservice Ccg ha dovuto chiedere una nuova numerazione a Telecom, con tutte le conseguenze e i guai che ne derivano, a partire dai clienti da avvisare. «In 42 anni di lavoro me ne sono capitate di disavventure tecniche, ma qui siamo oltre le più nefaste previsioni – ammette Marco Zetta – figuratevi che in questo momento sto cercando di mandare un’email e c’è un mio collaboratore che aspetta dietro di me per poter accedere ad internet. Un’attività come la nostra, che svolge servizi per gli istituti di credito, non può operare in queste condizioni».

Dove non c’è il digital divide, arrivano l’inefficienza e delle regole che non sembrano tutelare fino in fondo chi con la tecnologia ci deve lavorare. Così all’azienda di via Carrobbio, dopo una serie di proposte di risarcimento economico da parte del gestore «rifiutate perché nessuna mi garantiva la certezza della soluzione del problema», non resta che ricorrere alle carte bollate.
«Agiremo legalmente sia per i danni che mi hanno causato dal 5 ottobre ad oggi, sia per i mancati guadagni e, da ultimo, per inosservanza delle direttive del decreto Bersani» annuncia Zetta. Probabilmente, con molto ritardo, si ritroverà di fronte alla compagnia telefonica nella Camera di conciliazione dell’autorità delle comunicazione. Ma con la crisi non è così che si tutelano le imprese.