Road to Cracovia /4. Un passo per volta fino ai due arcobaleni

La comitiva di pedalatori cassanesi varca il confine austriaco: la meta si avvicina

Nel ciclismo non si inventa nulla. Non puoi pensare di pedalare senza allenamento. La strada e la bicicletta non ti dicono mai bugie, ti guardano in faccia. Parlo un attimo di me, ma è solo una piccola parentesi, promesso: seguendo ciò che mi diceva uno dei ragazzi nei giorni scorsi, ieri ho provato a salire in bicicletta anche io e pedalare con loro. Dove non arrivano le gambe, arrivano il cuore e la testa, giusto? Ebbene,

è verissimo, ma non si può mai improvvisare. Nonostante ciò sono riuscito a mettere insieme quasi ottanta chilometri. Ho dato perciò il mio piccolo contributo al viaggio, non riuscivo più a stare a guardare. Nella soddisfazione però, ho capito che non si può diventare ciclisti in un giorno, e per questo motivo apprezzo ancora di più tutti i ragazzi che pedalano ogni giorno da venerdì. Perché si sono allenati per mesi, hanno lavorato per questo viaggio, hanno voluto farlo per se stessi e per ricordare i loro amici.

Ieri abbiamo varcato il confine al termine di una lunga salita verso Tarvisio e siamo arrivati in Austria, Cracovia si avvicina sempre di più nonostante di chilometri ne manchino ancora parecchi. Una frase che ci ha accompagnato in maniera particolare negli ultimi mesi recita così: «Mi sta a cuore chi fa un piccolo passo per volta senza sapere la distanza che l’attende. Mi sta a cuore chi è fedele al poco e al mistero di qualunque trama di vita pazientemente vissuta». Perché un passo per volta, con tutte le difficoltà che una tappa comporta, ci stiamo avvicinando alla meta. Ed in più, cosa maggiormente importante, lo stiamo facendo in un clima davvero speciale, indescrivibile. Una intimità ed una comunione d’intenti tra ragazzi ed accompagnatori fanno sì che ogni giorno sia un giorno guadagnato assieme, e non un giorno in meno verso Cracovia.

Nessuno di noi pensava che si sarebbe creato questo clima già dopo quattro giorni. Il grande Luigi, che ciclista non lo è mai stato e di cui già vi avevo parlato nei giorni scorsi, ieri è riuscito a concludere la sua prima tappa completa. Perché anche lui, un passo alla volta, sta compiendo il suo piccolo miracolo. Riempire queste righe non sempre è semplice, soprattutto perché al termine di ogni giornata affiorano stanchezza e fatica, ma allo stesso tempo gioia di essere qui. E per una volta credo sia giusto cambiare i soggetti del racconto e dare spazio a chi sta dietro le quinte di questo viaggio, gli accompagnatori, gli autisti dei nostri camper. Degli adulti che hanno preso questi ragazzi come loro figli, li accudiscono tutto il giorno perché si sentono parte di questo progetto, di questo viaggio. Sono in tanti e si fanno in quattro per preparare ed organizzare ogni singola cosa, anche perché dopo ogni tappa un ciclista ha bisogno di lavarsi, mangiare e riposare, 150 chilometri non sono mica uno scherzo. I nostri accompagnatori in questi giorni sono Marinella, Antonio, Mauro, Paolo, Davide, Giorgio, Fabrizio, i due Matteo, i due Gianni, uno dei due ci ha seguito fino a Gemona del Friuli e ora è a casa a soffrire, perché una volta che condividi parte del viaggio, avresti voglia di arrivare fino a Cracovia e non di tornare indietro. Poi Jessica, anche lei è rimasta fino a Gemona del Friuli, Davide Giani, il papà di Alessandro, e tutta la famiglia Pietrobon, Fabrizio, Annalisa, Margherita, Giorgio e Luchino: rimarranno con noi fino al termine della tappa odierna e ci raggiungeranno nuovamente a Cracovia. Tutte queste persone stanno dando un contributo enorme, svegliandosi prima di tutti ogni mattina per preparare la colazione, arrivando in anticipo nei vari campeggi per stabilirsi e per cucinare il pranzo. Tante piccole grandi cose che rendono possibile il nostro viaggio.

E probabilmente i grazie non saranno mai abbastanza. Da Castelfranco Veneto si è unito a noi anche Erick, un ragazzo di Parma che avrebbe altrimenti affrontato il viaggio da solo. Tappa dopo tappa, sta entrando sempre più in sintonia con i ragazzi e con il gruppo. Ieri per la prima volta abbiamo visto qualche goccia di pioggia nel viaggio: alla fine, dal campeggio, siamo rimasti a bocca aperta davanti ad un doppio arcobaleno. Da qualche parte oltre l’arcobaleno, un cielo azzurro: i sogni all’inizio impossibili diventano realtà perché c’è qualcuno che veglia sul nostro viaggio ogni singolo giorno, ogni singolo istante. Sì, l’abbiamo pensato tutti: gli arcobaleni erano due non per caso.