Sulla pista di Oggiona regna il silenzio. Quei rottami e un dolore senza perché

Il luogo - Al campo volo dell’Oasi curiosi e forze dell’ordine in un clima segnato dalla tragedia

– Il giorno dopo il tragico incidente costato la vita a Dario Fantinato e a Antonio Guidotti, sul luogo dell’impatto, nei pressi dell’Oasi a Oggiona Santo Stefano, è un via vai di gente: alcuni sono semplici curiosi, ci sono le forze dell’ordine impegnate nei rilievi, gli addetti della protezione civile che sorvegliano ciò che rimane dell’ultraleggero biposto Kit Magni Gyro modello tandem, di proprietà di Fantinato. I rottami dell’ultraleggero è ancora lì, coperta dal lato della strada e della pista da due teli azzurri,

in attesa di ulteriori rilievi. Regna il silenzio, sulla pista di volo sono ancora distintamente visibili i segni del passaggio veivolo, la frenata, il contatto dell’ala sul terreno e la linea delle ruote prima dello schianto nel terreno della fabbrica affianco.
Incontriamo un testimone oculare, che ieri era nei pressi dell’Oasi ed è accorso immediatamente sul luogo dell’impatto, aiutando assieme ad altre persone a spegnere l’incendio che si era scatenato attorno all’ultraleggero che portava Dario Fantinato e Antonio Guidotti. Lui stesso ci accompagna a centro pista ad osservare meglio tutti i segni lasciati dal velivolo prima dell’impatto fatale.
La gente va e viene, cerca di capire, di spiegare, scruta ciò che resta dell’autogiro. Il testimone oculare, che preferisce restare anonimo, ripercorre la dinamica dell’incidente: l’ultraleggero che decolla, si gira cercando il vento giusto però perde subito quota e si schianta inesorabilmente a terra.
La domenica, solitamente, la gente che frequenta l’azienda agricola Oasi è davvero tanta, ben oltre il migliaio, quindi le conseguenze dell’incidente, paradossalmente, potevano essere anche peggiori. Fantinato e Guidotti avevano riempito il serbatoio con l’intenzione di compiere un giro più lungo del solito. Un giro che purtroppo è terminato prima ancora di iniziare, e nel modo più tragico. I segni del passaggio dell’autogiro sul prato di decollo ed atterraggio si allungano per centinaia di metri, i detriti sparsi occupano buona parte della pista di decollo ed atterraggio.
Nell’azienda agricola Oasi, che si trova proprio a due passi dal luogo dell’incidente, non c’è molta voglia di parlare, di commentare, di ricordare. Il dolore è troppo forte. Non è il momento, non ancora. La carcassa del biposto Kit Magni Gyro tandem, completamente carbonizzato, è ora disposizione dell’autorità giudiziaria di Busto Arsizio, che dovrà effettuare i necessari rilievi. Nell’impatto, il veivolo ha divelto anche una parte della sbarra di ingresso al campo di volo.