Un traffico di Ferrari rubate che, grazie alle forze di polizia varesine, potrebbero tornare ai legittimi proprietari anche dopo oltre vent’anni.
È proprio da Varese che partono indagini ad ampio spettro condotte dalla pm, grazie anche alla Polstrada di Varese che, poco tempo fa, ha sequestrato una Ferrari 348 Testarossa, rubata nel lontano 1991.
L’auto sequestrata, del valore di circa trentamila euro aveva caratteristiche simili a un’altra confiscata in Piemonte, che ne vale invece diciottomila, ed è per questo che l’ufficio della pm Palomba sta lavorando a stretto contatto con i colleghi torinesi: le due Ferrari trovate hanno la novità di un numero di telaio contraffatto, una tecnica mai utilizzata per la ricettazione di questo tipo di bolidi.
I magistrati varesini e piemontesi, quindi, ipotizzano l’esistenza di un giro di auto di lusso rubate.
La banda responsabile di questo riciclaggio, a quanto pare, si muove a livello europeo e, sospettano i magistrati, ha delle connivenze all’interno degli uffici della motorizzazione italiana. La storia della Ferrari sequestrata a Varese, infatti, è lunga e complessa. Rubata nell’agosto del 1991 a Sirmione, quando era di proprietà di un cittadino svizzero, la bella Testarossa è scomparsa per qualche anno per ricomparire, nel 1997, in Inghilterra. Il suo proprietario inglese si gode la Ferrari per una decina d’anni dopo decide di venderla. In Italia, attraverso un sito web inglese specializzato, la acquista un concessionario che inoltra all’ufficio della motorizzazione di Cremona le pratiche per nazionalizzare l’auto, che torna in Italia con una targa provvisoria.
Il padrone inglese, infatti, all’acquirente italiano spiega che la targa è personalizzata, quindi ha un valore affettivo. A questo punto la Ferrari, ormai su suolo italiano, riesce ad ottenere una targa italiana.
Ma è proprio qui che entra in scena la motorizzazione, secondo gli inquirenti: «Com’è possibile – si chiede Palomba – che non sia saltato all’occhio a nessuno il numero di telaio? Era falso, e per di più inciso in un posto diverso da quello dove Ferrari imprime gli identificativi dei propri modelli».
L’auto, comunque, inizia a girare in Italia e, dopo pochissimo, arriva nel salone di un concessionario di Villa Guardia, vicino Como.
Da qui, viene poi acquistata da un imprenditore di Faloppio, a cui la Polstrada di Varese l’ha definitivamente sequestrata.
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