Un baby boom biancorosso Zecchin neo papà di Nicolò

VARESE La voce di Zecco giunge forte e garrula da Camposampiero, il borgo natio nei pressi di Padova: lunedì è nato Nicolò, primogenito di Gianpietro Zecchin e della sua Laura. La coincidenza ha voluto che la squalifica rimediata a Cittadella abbia permesso all’ala tascabile di godersi questo momento: «Doveva nascere una settimana fa, è arrivato in leggero ritardo. Quindi no, non mi sono fatto ammonire per godermi in santa pace la paternità. Però ammetto che non dover giocare sabato mi consente di gestire al meglio tutte le emozioni forti di questi giorni». Assolto con formula piena e bacio accademico. Zecchin ha assistito al parto e… non trova parole per raccontarlo: «Un’esperienza meravigliosa, vissuta accanto alla donna che amo. No, non ho rischiato di svenire: e comunque, diciamocelo, ha fatto più fatica Laura. Ieri notte ho dormito poco, adesso sono un po’ sulle nuvole, ma sempre coi piedi ben piantati per terra. E domani (oggi, ndr) torno già a Varese: le mie donne resteranno al paese per qualche giorno, poi mi raggiungeranno a casa». Sobrio nell’esternazione di gioia e anche nei festeggiamenti: «Ho tempo dieci giorni per pensare a come celebrare l’erede. Una maglietta ad hoc sotto quella da gioco? Può essere, vedremo. Intanto magari chiederò qualche consiglio ai papà del gruppo: Moreau, Pesoli, Frara».Per una volta, giochiamo d’anticipo sul numero 11. Parola al ministro della difesa Emanuele Pesoli: «Quando l’abbiamo saputo, in spogliatoio si è levato un applauso spontaneo dedicato a Zecco. Gli ho mandato un sms: vedrai che questo bimbo ti farà innamorare, gli ho scritto. È vita vissuta: solo quando diventi genitore scopri cos’è il vero amore, quello totale, indescrivibile. La cosa più bella al mondo». Vita vissuta, atto secondo: «Facciamo un mestiere che ci

lascia tanto tempo libero: mi godo più che posso i miei due figli. Alessio ha cinque anni, è molto vivace, gioca a calcio, segue le mie partite e le commenta pure. Insomma, mi dà tante soddisfazioni. Tranne una: è interista. Ho provato in tutti i modi a passargli la fede laziale, ma non c’è stato verso».Anche Alessandro Frara, una bimba di tre anni e un pargolo di uno, ha qualche perla di saggezza paterna da offrire al compagno. «Per prima cosa gli dico di goderselo, perché i figli da piccoli regalano emozioni straordinarie. Poi dovrà cercare di essere spontaneo e di dargli amore senza mettergli pressione: sono sicuro che sarà un eccellente papà». Il centrocampista torinese conferma un paio di luoghi comuni: «È vero che si tratta un po’ diversamente il primo figlio da quelli che vengono dopo: ma non lo si fa apposta, è fisiologico. Il fatto è che pure tu diventi genitore per la prima volta, quindi devi imparare: dopo sei più preparato. E confermo che i padri sono gelosi delle figlie femmine. D’altra parte, le figlie ricambiano questa sana gelosia, mentre i bimbi legano più con la mamma». Cosa attende il neo babbo a Masnago? «Qualcosa faremo, magari un biberon biancorosso», scherza Frara.La nuova età dell’oro del calcio bosino coincide con uno strepitoso baby boom: in questa prima metà stagione sono nati nell’ordine Emma Verderame, Giada Panzarasa, Damiano Pesoli e Nicolò Zecchin. Prossimamente sono attesi nella nursery di Masnago gli eredi di Massimo ed Eleonora Zappino, Alessandro e Antonella Carrozza, Giulio e Jessica Ebagua. «Una volta si imponeva la castità ai calciatori. Oggi non più, e a quanto pare noi siamo una squadra che si dà da fare…», ammicca orgoglioso Pesolone.Stefano Affolti

s.bartolini

© riproduzione riservata