Un giradischi suona l’inno della serie A «Forza Varese, dai. Canta e vivi felice»

e sanno più di molti altri che la realtà del Varese è quella di una famiglia vera. I due telegiornalisti, trascinati dalla loro lealtà intellettuale e dalla loro passione, hanno ospitato martedì sera, al Cuor di Sasso di , alcune illustri bandiere biancorosse.

, l’allenatore che ha fatto il miracolo nella passata stagione, salvando la squadra dalla retrocessione quando mancavano appena due giornate alla fine del campionato, è stato accompagnato alla cena dal vice , dal team manager , dal capitano e dal vice capitano. Alla tavolata allestita da Bino e Ramella erano seduti anche alcuni tifosi doc e il momento più allegro della serata è arrivato grazie a , fedelissimo biancorosso che si è presentato al Cuor di Sasso con una chicca inimitabile: l’introvabile 45 giri di intitolato “Dai… Forza Varese” e uscito il 19 aprile del 1968, nell’annata cioè migliore della storia del Varese conclusa con il settimo posto in Serie A.

Il motivetto è caratterizzato, più che altro, dall’incalzante ritornello: “Forza Varese dai, Forza Varese dai, Forza Varese e vedrai Ce la farai. Forza Varese dai, Forza Varese dai, Forza Varese dai, gol”. Il testo delle tre strofe ha caricato Bettinelli, Neto e Corti ed è questo: “Dagli spalti dello stadio,

S’innalza forte un coro: Dai, su, VARESE lanciati E all’attacco corri e va’… Prendi la tua rivincita, T’aspetta ancor la gloria, Noi ti incitiamo a vincere E a giocare sempre in Serie A… Forza, coraggio, avanti. Brilla per te una stella, diventerà più bella, se con calore giochi tu”.

Martedì sera, ad accendere la stella è stato Paolo Celin, che, nell’era dei lettori mp3, si è presentato con un mangiadischi d’epoca sotto braccio: «Qualcuno – dice – mi ha chiesto come funziona e io ho risposto con le pile. I più giovani non se lo ricordano ma ai miei tempi i mangiadischi andavano per la maggiore: quello che ci ha permesso di ascoltare la canzone “Dai… Forza Varese” me lo aveva regalato mio papà Giuseppe».

Ping pong, biliardino e stadio

Celin è nato a Varese e cresciuto a Biumo: «Si giocava a calcio all’oratorio dove io passavo le giornate ed era come stare in una famiglia. Mi divertivo anche con il ping pong e con il biliardino insieme agli amici più cari, come e e poi si guardava la televisione che aveva appena incominciato a trasmettere e ci si appassionava per “Lascia o raddoppia?” e tanti altri programmi».

Il Varese era una grande passione ma Celin non andava solo al Franco Ossola: «Seguivo la squadra ai tempi della Serie A insieme a mio cognato ma anche la pallacanestro insieme a due altri cognati: e , che giocava insieme a ma poi ha preso un’altra strada e adesso è primario di ginecologia in Sardegna».

Celin sfoggia con orgoglio un capellino dell’Aermacchi e la sagoma del celebre Mb 339, aereo che ha fatto epoca: «Ho lavorato sempre in questa azienda, quando era davvero una famiglia e produceva tutti i suoi aeroplani a Varese».

Celin, che l’anno scorso non si era fatto mancare la foto con il bomber , saluta Neto e Corti a cui chiede il perché di questo «sali e scendi di risultati». Ma l’andamento altalenante non è un dramma e il tifoso, a cui è mancata l’anno scorso la figlia , professionista della grafica molto nota e apprezzata, dà una lezione di vita impagabile: «Quando ti capita una disgrazia del genere ti accorgi del vero senso delle cose: chi si lamenta o si dispera, spesso lo fa senza un vero motivo». Vengono in mente le parole di Bettinelli che, interrogato qualche settimana fa da un collega giornalista sulle possibili pressioni per i suoi giocatori aveva risposto così: «Allenatori e calciatori siamo tutti dei privilegiati. Le vere pressioni solo altre e sono legate ai drammi della vita».

Lo sa bene Paolo Celin che, nonostante il dolore, vive con coraggio e forza, contando sull’affetto di amici veri, come : «Tutti i giorni – ci confessa – vado a trovarlo nel suo mobilificio che si trova proprio davanti a casa mia per giocare a carte: tento di batterlo a pinnacolo ma è molto dura». La passione per la musica lirica tiene in vita anche la figlia Paola: il 10 di maggio, nell’anniversario della scomparsa, papà Paolo ha organizzato, a sue spese, un concerto di beneficenza per raccogliere fondi a favore dell’Hospice di Varese. Se Celin ha fatto brillare la serata del Cuor di Sasso con il vecchio inno del Varese, il 10 maggio prossimo, alla seconda edizione dello spettacolo in memoria della figlia Paola, toccherà ai biancorossi ricambiare l’affetto di un tifoso e padre premuroso.

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