Varese accoglie i ragazzi ucraini vittime dell’orrore della guerra

Un aiuto concreto ai giovani dell’Europa dell’Est

Accogliere ragazzi sradicati dalla guerra, costretti a fuggire dalle loro case, e fargli riscoprire la bellezza della vita familiare.

Questo il meritorio compito del progetto “Figli della Speranza”, giunto ormai al terzo anno, col quale delle famiglie italiane si rendono disponibili ad ospitare per tutto agosto un gruppo di ragazzi ucraini, figli di profughi e sfollati a causa del conflitto in corso nell’Ucraina Orientale.

Venerdì scorso sono giunti all’aeroporto di Malpensa 47 bambini ucraini dai centri di accoglienza di Kiev e Kharkov, costituiti grazie all’iniziativa delle comunità ortodosse locali e dall’associazione “Russia Cristiana”, che verranno ospitati da famiglie italiane di Bergamo, Milano e Varese, aderenti all’associazione “Famiglie per l’Accoglienza”.

Ieri all’oratorio San Giuseppe di Gazzada buona parte dei 47 bambini arrivati venerdì e delle famiglie di Varese e Milano che li ospitano, si sono riuniti per un momento di incontro e di migliore conoscenza reciproca.

Si è condivisa insieme la ricca merenda offerta dalla Pasticceria Cerinotti di Maccagno-Luino, ci si è conosciuti meglio e i bambini hanno potuto vivere un momento festoso, con giochi e canti in italiano e in ucraino. Presenti alcune delle educatrici, Francesca Perrucchini, Dasha Ziborova e Alena Fedchisina, che li hanno seguiti presso i due centri di accoglienza in Ucraina, dove hanno portato avanti insieme laboratori e percorsi musicali, dando loro una prima infarinatura di italiano, accompagnandoli poi nel viaggio nel nostro paese.

La giornata è stata l’occasione per fare il punto della situazione e avere un primo feedback dopo i primi due giorni trascorsi presso le famiglie ospitanti, che spesso rappresentano il momento più critico dell’esperienza di accoglienza.

Al progetto hanno contribuito in maniera importante la cooperativa sociale Quadrifoglio del presidente Matteo Puricelli, che ha agito da facilitatore ed intermediario, facendo incontrare i vari soggetti e gestendo i rapporti tra loro, e la Fondazione vvVincent. Quest’ultima, presieduta da Marilena Di Marzo, ha contribuito all’iniziativa, sostenendo economicamente il percorso di accoglienza. La Fondazione, come in diversi altri progetti sostenuti, si propone di aiutare e valorizzare la famiglia come il nucleo sociale principale, il primo e insostituibile ambiente in cui si formano, si sviluppano e si educano i giovani nei valori morali e sociali.

Prima del momento di preghiera finale Ambrogio Nicora, responsabile per Varese di “Famiglie per l’Accoglienza”, ha dichiarato: «Ringrazio Matteo Puricelli che, sensibile alla nostra esperienza, ci ha fatto conoscere Marilena Di Marzo, che, con grande generosità, attraverso la sua Fondazione vvVincent ha sostenuto questo progetto. È importante il significato di questa giornata: possiamo portare a casa la bellezza che stiamo vivendo con questo gesto di accoglienza, con le nostre famiglie ci rendiamo disponibili ad un gesto apparentemente semplice, ma che richiede una disponibilità di cuore, di apertura che possono sicuramente dare frutti nell’esperienza della nostra vita. È evidente la gioia che oggi stanno manifestando i bambini accolti, frutto del “trovarsi bene” con noi, e che soprattutto può dare loro la prospettiva di un futuro migliore».

La giornata si è conclusa con un momento di preghiera comune con la recita del Padre Nostro e dell’Ave Maria secondo il rito ortodosso in un toccante momento di cooperazione tra diverse confessioni religiose assieme a padre Vladimir, responsabile della comunità ortodossa di Varese, che ha affermato: «Questo progetto è un momento davvero significativo per dare attenzione a bambini che hanno sofferto. È un gesto molto cristiano, attraverso cui ricevono la gioia di vivere e di capire che anche in un paese lontano come l’Italia ci sono persone che si interessano a loro e pregano per loro: una bella collaborazione tra la confessione ortodossa e quella cattolica con la possibilità di fare qualcosa di concreto».