Varese, ma cos’hai?

Parlano gli esperti Vanetti, Chiabotti e Pedrazzi. Il varesino: «Intervenite sotto canestro oppure...». Gli altri: «Banale dire che si è smesso di giocare»

Il lunedì, si sa, è il giorno del processo. Inevitabile, perfino sacrosanto, certamente costruttivo. Perché tre sconfitte di fila rischiano di richiamare nuvolacce ancora più nere di quelle che da domenica sera hanno iniziato a scaricare acqua su Varese. E non soltanto in senso metaforico. Ecco che allora ieri abbiamo raccolto i pareri, autorevoli, di tre firme prestigiose della stampa nazionale: Luca Chiabotti (Gazzetta dello Sport), Werther Pedrazzi e Flavio Vanetti (entrambi del Corriere della Sera).

Inevitabile, forse, per una questione di cuore, che il più severo sia il varesino . «I ko in sequenza contro Reggio Emilia, Venezia e Trento stanno facendo venire a galla un rischio che forse non era stato considerato appieno, sulle ali dell’entusiasmo per l’avvio del progetto-Pozzecco – esordisce – Sappiamo quanto la società abbia voluto ribadire che di più, viste le finanze a disposizione, non si poteva davvero fare, ma è chiaro che questa è una squadra corta,

che ha delle lacune evidenti in centimetri e rotazioni».
Nei numeri a disposizione di coach Pozzecco, più che in qualche calo di tensione, «peraltro fisiologico», si spiegherebbe dunque la striscia negativa in atto. «Perché la Openjobmetis è una formazione in grado di fare molto bene e divertire anche tanto quando è al completo, ma soffre terribilmente quando viene a mancare qualche elemento importante, coi risultati che ciò ha comportato nelle tre volate perse». La sintesi, dunque, non è particolarmente rosea: «Io sono abbastanza preoccupato – afferma Vanetti – Serve evidentemente un lungo in più, bisogna prenderne atto al più presto e intervenire. E qualora invece si dovesse scegliere di non farlo soltanto per non smentirsi, io ritengo che rischieremmo di pagarla davvero carissima».

«Una sconfitta casalinga contro Trento non la si mette certo in conto, in principio, e lascia poi il segno, una volta arrivata, però tutto dipende dalla prospettiva, in termini di ambizioni, a partire dalla quale si fanno le valutazioni». inquadra così la faccenda. «Alla luce del precampionato fatto e della panchina corta, Varese è una squadra per la quale da più parti è stata pronosticata una stagione complessa, con l’obiettivo massimo di un piazzamento playoff basso, da ottenere guardandosi sempre e comunque le spalle – analizza la firma della Gazzetta – In quest’ottica, quindi, uno scivolone interno con Trento lo si può digerire anche più facilmente. Se invece ci si aspettava tutt’altro andamento, ripensando magari alla gloriosa stagione vissuta due anni fa, allora è chiaro che le cose cambiano. Perché è vero che, paradossalmente, se Varese avesse vinto, come poteva anche fare, le tre partite che ha invece perso oggi sarebbe da sola in testa alla classifica, ma è altrettanto evidente che quello, comunque, non sarebbe il suo posto, perché i valori, sulla carta, dicono altro».

Confidare nel rientro di Kangur: Chiabotti ne fa un auspicio, il nodo centrale della faccenda. «Non banalizzerei il discorso con il classico “abbiamo smesso di giocare” – afferma l’esperto del Corriere – La realtà è che in campo ci sono anche gli avversari e una reazione anche energica è sempre da mettere in conto. Tutto sta ad avere l’esperienza adatta per opporsi, ma in una squadra costruita con intelligenza ma poco budget, non tutte le individualità pesano allo stesso modo».
Eccolo, quindi, il guaio. «È ovvio che un lungo manca, ma è anche inevitabile fare con ciò che si ha. Il problema maggiore è che per Varese l’assenza di Kangur è strutturale, pesa più di quanto non farebbe l’eventuale mancanza di Gentile per Milano, e si ripercuote su tutti gli altri giocatori». Occhio, allora, a non commettere un grave errore. «Quello cioè di iniziare a pensare che Pozzecco sia più immagine che altro, perché non è così e Gianmarco lo ha già dimostrato» conclude Werther Pedrazzi.