La fronda bossiana affila le armi E la Lega fa i conti con la «rete»

VARESE A Varese sembra essere pronta una “rete” di associazioni padane pronte a schierarsi in difesa di Umberto Bossi. L’ex senatore Giuseppe Leoni, che ha depositato dal notaio il simbolo di una di queste associazioni, dovrebbe fare da punto di riferimento per questo fronte.
Che non uscirà (almeno non subito) dalla Lega, ma continuerà lo scontro al suo interno. Ma, per radunare le “truppe”, serve un nuovo tipo di collettore. Un’associazione, che avrà come epicentro Varese.


Non solo per la storia che la lega ai lumbard, ma anche perché c’è terreno fertile e ci sono una serie di militanti o ex fedeli a Bossi, in grado di sostenere questa rete associativa. A partire, sembrerebbe, dal “rinato” Centro Studi L’Insorgente, che ha un forte seguito nella sezione di Varese. L’Insorgente è una testata online (una volta era anche cartacea) edita dall’omonima associazione culturale, fondata dall’avvocato Sergio Terzaghi nel 2004, quando era ancora consigliere comunale di Varese.
Troviamo tra le firme Pietro Reina, storico militante nonché già presidente della cooperativa che edita la Padania, uno di quei militanti che non si può definire né bossiano né maroniano. Ma anche il professor Giuseppe Reguzzoni, che si è contraddistinto per essere filobossiano. E che aveva già collaborato a un altro progetto editoriale, Il Cisalpino, di cui hanno fatto parte sempre Terzaghi e altre attuali firme dell’Insorgente.
La rivista appare apartitica, i singoli autori si schierano a seconda delle proprie convizioni. C’è chi guarda alla politica con disillusione e “tifa” Movimento5Stelle. Ma c’è chi utilizza la rivista per attaccare la nuova Lega.
Leggiamo nell’articolo “Malattia, morte e sepoltura della Lega Nord”: «Molti si ricorderanno che l’ex comunista (fatto di cronaca, nessuna malalingua) Maroni, prima delle elezioni regionali, aveva sbandierato slogan quali “se vinco mi dimetto” e aveva giurato a Bossi che avrebbe fatto un passo indietro per prestar fede alla parola data. L’Umberto, credendo nelle parole dell'”amico”, ad ogni comizio o incontro preelettorale, ribadiva che “bisognava stare uniti”, che “Bobo è uno di parola”. La realtà è stata amara per Bossi».
L’articolo è a firma di Ivan Fradel, pseudonimo che pare un tributo al Fradel Fradel utilizzato da Bossi su Nordovest, e dietro il quale si celerebbe un “notabile” leghista della prima ora, il quale, nel successivo articolo, si definisce militante da prima di Maroni e Giorgetti.

Il servizio completo e ampi approfondimenti sul giornale in edicola domenica 14 aprile

s.bartolini

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