Napolitano saluta: condanna i politici e sprona gli Italiani

Nel suo nono discorso di fine anno a reti unificate il Capo dello Stato ha invitato tutti a farsi parte attiva nella lotta alla corruzione e alla criminalità

– Il nono discorso di fine anno di Giorgio Napolitano agli italiani è stato diverso da come molti commentatori si sarebbero attesi. Poca commozione, nessuna sferzata: un congedo dalla Presidenza della Repubblica quasi in sordina per Napolitano. L’inquilino del Colle, in 22 minuti di messaggio, ha evidenziato come il peso degli anni gli impedisca di proseguire oltre nel suo mandato istituzionale e precisato che la sua libera scelta è costituzionalmente legittima. Dopo aver sottolineato come la politica debba compiere un deciso cambiamento per riconquistare piena credibilità, il Capo dello Stato si è rivolto agli italiani, invitandoli ad avere fiducia in se stessi e nel futuro.

«Ne abbiamo fatti di passi avanti» dal 2006, ha detto Napolitano rivendicando il percorso delle riforme istituzionali a lungo agognato e che oggi sembra ben avviato. E proprio la serenità di aver dato impulso ad un finalmente costruttivo dialogo tra le forze politiche ha consentito al Capo dello stato di affrontare con franchezza il tema del suo passo indietro: «Sto per lasciare, rassegnando le dimissioni, e desidero dirvi subito che a ciò mi spinge l’avere

negli ultimi tempi toccato con mano come l’età da me raggiunta porti con sé crescenti limitazioni e difficoltà nell’esercizio dei compiti istituzionali, complessi e altamente impegnativi, nonché – ha spiegato il Presidente della Repubblica – del ruolo di rappresentanza internazionale, affidati dai Padri Costituenti al Capo dello Stato». Occorre dunque tornare alla «normalità costituzionale» e questo significa, ha ammonito il Capo dello Stato, procedere subito e «serenamente» all’elezione del nuovo inquilino del Colle. Sarà proprio questo il primo passaggio fondamentale nel quale le forze politiche dovranno mostrare «maturità e senso della nazione».

Il Capo dello Stato ha invocato nel suo discorso a reti unificate ancora una volta lo spirito del dopoguerra, che consentì al Paese di rialzarsi e costruire un benessere tangibile. Uno spirito che va riscoperto ora per combattere crisi, corruzione e criminalità. «Il cammino del nostro paese in Europa, lo stesso cammino della politica in Italia lo determineremo tutti noi, e quindi ciascuno di noi, con i suoi comportamenti, le sue prese di coscienza, le sue scelte. Più si diffonderanno – ha puntualizzato – senso di responsabilità e senso del dovere, senso della legge e senso della Costituzione, in sostanza senso della Nazione, più si potrà creare quel clima di consapevolezza e mobilitazione collettiva che animò la ricostruzione post-bellica e che rese possibile, senza soluzione di continuità, la grande trasformazione del paese per più di un decennio». Ma, ha ammonito Napolitano, «ciascuno deve fare la sua parte» e tutti devono partecipare «con passione, combattività e spirito di sacrificio». Insomma, è l’appello conclusivo di Napolitano, non si deve più lasciare «occupare lo spazio dell’attenzione pubblica solo a italiani indegni». La «stabilità politica e la continuità istituzionale» sono fondamentali per battere le «gravi patologie di cui il nostro Paese soffre».

La ripresa per il Capo dello Stato sarà possibile solo iniziando a smarcarsi «dalla criminalità organizzata; da una corruzione capace di insinuarsi in ogni piega della realtà sociale e istituzionale, trovando sodali e complici in alto». Parole durissime sul sottobosco della politica, sugli scandali di queste ultime settimane che hanno messo in ginocchio la capitale e scoperchiato un mondo di mezzo che ha lasciato allibiti i cittadini e ha scandalizzato l’opinione pubblica internazionale. «Sì, dobbiamo bonificare il sottosuolo marcio e corrosivo della nostra società. E bisogna farlo insieme, società civile, Stato e forze politiche, senza eccezione alcuna. Solo riacquisendo intangibili valori morali la politica potrà riguadagnare e vedere riconosciuta la sua funzione decisiva», ha detto Napolitano nell’unico passaggio critico del suo intervento. L’abbandono formale del Colle avverrà dopo la fine del semestre europeo, fissata per il 13 gennaio, ma il commiato di Napolitano è avvenuto a reti unificate, nel suo nono discorso agli italiani, forse il più sereno tra i tanti da lui tenuti.