Il palazzetto semideserto ci fa sognare un’altra Varese

Migliaia di seggiolini vuoti al PalaWhirpool: Fabio Gandini commenta l’atmosfera che si è respirata durante la partita tra Varese e Oostende

– Sogni. Quelli che fai in uno strano mercoledì sera al Tempio, tra l’ennesimo tiro sputato dal ferro e migliaia di seggiolini vuoti a farti compagnia. Chiudi gli occhi: il presente uccide la fantasia, ma il luogo è ispiratore e permette di volare. Lontano dal qui e ora, accarezzando Palawhirlpool diversi, giocatori diversi, Pallacanestro Varese diverse, mondi remoti che solo il ricordo ti segnala come accaduti veramente, come afferenti a te medesimo e al popolo cestistico cui appartieni.

/>Sogni. E non serve andare a scomodare la leggenda, sia Valanga o Stella. Ti basta una bomba da centrocampo di Banks e la sensazione che venderai cara la pelle fino all’ultimo istante, ti sazia un post basso sagace di Green o una schiacciata, prepotente ma raffinata, di Dunston. Le orecchie ti fischiano ancora se cogli il neurone giusto, quello che ti riporta a semifinali vissute in piedi a difendere con la squadra, il baccano furioso restituito dalle stesse pareti che oggi rimbombano silenzio, apatia, rassegnazione. Pareti che una volta tremavano e ora sono un muro di gomma che respinge la voglia di crederci.
Sogni 5000 varesini ad ogni allacciata di scarpe sotto gli stendardi, sogni fischi fitti come pioggia di autunno a far capire agli avversari che sarà una brutta giornata per loro. Sogni un playmaker e un centro come si deve, una squadra che parta da loro perché solo con loro arriverà da qualche parte: non è il manuale Cencelli, è il basket. Sogni la razionalità nell’uso delle risorse, non sogni sceicchi e forse nemmeno Ponti d’oro. Sogni che, se la cassa piange, non ti vengano dette bugie. Sogni che l’esigenza di spendere due patate e una verza ti dia la razionalità per costruire il tuo quintetto con cinque figli di buona donna incazzati col mondo, più due rincalzi che sappiano il fatto loro. E basta. E il resto contorno: non “dieci giocatori dieci” a diluire l’inevitabile mediocrità.
Sogni di non bruciare l’ennesimo allenatore buono che ti è capitato, sogni la competenza nei posti giusti, sogni di non cadere troppo in basso giocando con il pressapochismo. Sogni una guardia, sogni un acquisto di mercato che scenda dall’aereo sano e in forma. Sogni una Varese povera ma felice, sogni di tornare ad avere fiducia. Sogni la normalità.