La rivincita dei “vecchi marpioni”

Attilio Caja, Carlo Recalcati e la difesa a zona: il Vate Bianchini celebra i successi dell’esperienza

In quel basket italiano che si riempie la bocca con la parola “giovani”, senza essere in grado di declinarla proficuamente nella realtà, l’ultimo weekend del campionato di serie A ha puntato i suoi riflettori più potenti su due vecchi. Scritta così sembrerebbe brutta, anche perché, più che l’età anagrafica, qui conta quella di servizio. Meglio dirla alla Valerio Bianchini allora, magari su Facebook: vecchi marpioni. Della panchina.

Attilio Caja e Carlo Recalcati: due storie diverse ma ugualmente potenti. Il primo ha violato il parquet della seconda in classifica, Avellino, dando la plasticità di due punti d’oro al lavoro certosino che sta cambiando pelle alla tragica Varese della stagione corrente, riprendendo con i fatti quegli onori che l’inopinata cacciata “coppiana” di due anni fa gli aveva negato. Il cadavere sulla riva del fiume, insomma, conviene sempre aspettarlo.

Il secondo ha fatto il Gaio Giulio Cesare nella Cantù che gli ha regalato i natali cestistici. Vittoria al primo colpo, Reggio Emilia battuta, copiose emozioni pre e post partita: veni, vidi, vici. Ad accomunare i due saggi del “pino” ci hanno pensato anche due taglienti righe social del Vate del basket: «I vecchi marpioni Recalcati e Caja hanno impacchettato i loro avversari, ripescando la dimenticata difesa a zona».

Non c’è niente di meglio che raccontarlo con le parole dell’ex coach questo saggio che potrebbe intitolarsi “Della rivincita dell’esperienza e del cuore”: «Quando ti capita di avere tra le mani un allenatore esperto, è meglio non lasciarselo sfuggire – esordisce Bianchini – Penso sia questa la “lezione” di Caja. Chi lo mandò via da Varese dopo la salvezza non ne capì l’importanza, vivendo probabilmente un periodo di grande confusione che purtroppo riguarda ancora tante società. I presidenti non hanno capito che le logiche dello sport non sono quelle aziendali: per farlo, lo sport, ci vuole qualcuno che lo conosca».

E il Charlie profeta in patria? «L’unica chiave possibile di salvezza per Cantù, in una stagione in cui i cambiamenti sono stati troppi e in un periodo in cui non c’è più identificazione da parte dei giocatori, tutti stranieri, nella storia della società. La componente emotiva di questo matrimonio è notevole: in Brianza Recalcati è diventato prima grande giocatore, poi allenatore. Domenica ha dato serenità ai suo ragazzi, agendo sulla loro personalità, cosa che conta ben più degli schemi. Poi è chiaro che l’atteggiamento positivo dovrà essere confermato di partita in partita: la prima gara dopo un cambio di allenatore fa un po’ storia a sè, è come una frustata».

Nel suo post su Facebook il pluri-titolato “cunctator” di (tra le tante squadre) Cantù, Roma e Pesaro fa notare anche un aspetto tecnico: l’uso della difesa a zona da parte dei due maestri per avere ragione dei rispettivi avversari.

La nouvelle vague del pensiero baskettaro sembra quasi disprezzare la retroguardia che occupa gli spazi invece di concentrarsi sull’uomo, considerandola “naif” o strumento di bassa lega. Niente di più sbagliato: «Per farla eseguire ai propri giocatori un allenatore la deve conoscere bene – dice Bianchini – E infatti la propongono solo dei coach esperti come Caja, Recalcati e Pancotto, avendo quasi sempre risposte immediate. Perché? Perchè nessuno la fa più e quindi nessuno ha più nemmeno gli strumenti per attaccarla. Non puoi giocare il pick and roll contro la zona, ci vuole il post alto, fondamentale che è praticamente sparito dai parquet. Oggi, davanti ad una zona, gli attacchi fanno solo un gran “girotondo” che si conclude con un tiro da fuori, spesso all’ultimo istante. E poi ci sono i 24 secondi, che rendono tutto più difficile».

Con la zona l’Artiglio di Pavia è riuscito ad imbrigliare Logan e compagni in Irpinia, cogliendo una vittoria salvezza di importanza capitale. Così ha fatto l’ex ct, trovando un successo che dà alla Mia un po’ di margine sull’ultimo posto. La lotta per non retrocede prosegue e, a riguardo, sentite cosa pensa Bianchini: «Meno male che c’è un po’ di bagarre in fondo alla classifica, visto che in alto è sempre tutto così scontato… Vedremo come andrà a finire: chi retrocederà, però, non dovrà farne un dramma, perché andrà a finire in un campionato bello, pieno di giovani e che meriterebbe ben altra visibilità di quella che ha».