Un puntino e la montagna. Chi pensa a sé scompaia pure

Il commento del direttore Andrea Confalonieri dopo le recenti vicende biancorosse

Finalmente un po’ di pepe dopo mesi di anestetico: se vuoi tornare in B dovrai scalare le montagne, e i primi ostacoli sono graditi. Il Varese è lacrime e sangue, inciampi e agguati, non calma piatta, vittorie, gol, buonismo, volemose bene e scurdammoce ’o passato. Il Varese non è un carro dove tutti possono salire. Il Varese è di tutti i tifosi ma è per pochi giocatori e dirigenti. Aspettavamo la prima difficoltà per misurare una società

nata da cinque mesi, e le parole del presidente Ciavarrella – forti e dure, perfettamente biancorosse – chiudono la bocca a tutti. La vicenda Pià è la benvenuta perché nessuno, tanto meno l’ultimo arrivato, può permettersi di mettere se stesso o il suo stipendio davanti al Varese. Parlare pubblicamente di soldi o ingaggi in un posto dove una società (un sogno) sono appena finiti nella tomba per colpa di chi viveva solo per quelli, o accusare grandi uomini che vivono a pane e Varese da prima che Pià nascesse («Non c’è stato uno dei quattro dottori del Varese disposto a prendere la responsabilità di cosa avevo» ha detto, invece di baciare la terra dove passano Montoli o Clerici), si commenta da sé. Come quelli che vanno dietro a Pià piuttosto che al Varese: come dire, un puntino e una montagna.