Varese, perché? L’ultima in classifica ringrazia

Il Bra, cenerentola del girone, centra il primo punto del suo campionato contro la (ex) capolista: 1-1. Due soli tiri in porta (e trenta falli) nella partita biancorossa. Giocatori a colloquio con i tifosi, vertice della dirigenza

Doveva – e poteva – essere il giorno giusto per una prova di forza, per dare continuità alla reazione arrivata con l’Oltrepovoghera dopo la scoppola con il Borgosesia, per aggredire una preda in difficoltà e mandare un segnale agli avversari, per regalare ai tifosi (che si sono sparati senza batter ciglio 400 chilometri di trasferta) una vittoria – perché no – larga, o almeno ancora convincente.

Doveva – e poteva – e invece non lo è stato. Anzi. La giornata nera del Varese è tutta nel finale. Nella partita giocata dopo il triplice fischio. Le azioni salienti? Eccole.
I giocatori vanno, come da rituale, a salutare i loro tifosi, raccolti nel settore ospiti. Applausi. Gli stessi del finale di partita, quando ancora si sognava di strappare i tre punti con una giocata. Ma, mentre la squadra si appresta a tornare verso gli spogliatoi,

si alza un grido, un coro, pronunciato una sola volta, ma forte: chiede di tirare fuori… il carattere. Un coro per suonare la sveglia. Viscomi lo sente e, insieme a Calzi, riporta i compagni sotto la curva, che conforta subito i ragazzi: «Siamo sempre con voi, non vi lasceremo mai». Si chiude, con la rete che divide un’unica anima, con un dialogo aperto e importante.
Un dialogo si sta consumando anche dall’altra parte del rettangolo verde, appena fuori dagli spogliatoi. I visi sono scuri, tesi. Ci sono il vicepresidente Paolo Basile, gli uomini mercato Alessandro Merlin e Danilo Vago, raggiunti dopo un breve summit a tre anche dal fondatore Enzo Rosa. Mister Ramella, dapprima allontanatosi solitario, torna indietro e entra, animatamente, nella discussione. Da una parte – quella dove discutono giocatori e tifosi – ma soprattutto dall’altra – dove si consuma il vertice della dirigenza – risuonano diversi perché. Che proviamo a ipotizzare, dopo aver dato i – pochi – spunti di cronaca nati nei 90’ di gioco.

5’, Luoni mette dentro da destra, il colpo di testa di Giovio è preda di Tunno: insieme al rigore trasformato, sarà l’unico tiro biancorosso nello specchio. Il Bra – che aggredisce la partita con fame, foga e intensità – non si spaventa e, anzi, crea una clamorosa palla gol al 16’. Montante batte Luoni e crossa tagliato al centro, dove irrompe Perrone che incorna in corsa dalla direttrice del dischetto: enorme Pissardo, che scende come una scheggia sulla palla ormai a pelo d’erba nei pressi della linea e devia a lato a due mani. Al 38’ Bonanni, già ammonito, commette il terzo fallo in fila e Ramella lo richiama per non finire in 10: dentro Granzotto.
Il monologo del Bra, a sorpresa, si arresta al 43’, quando Lercara lucra un calcio di rigore: prima azione verticale palla a terra biancorossa, Calzi per Giovio per Lercara che, in area, cerca un tacco e viene toccato da dietro da Barale; l’arbitro, sicurissimo, indica il dischetto, Giovio spiazza Tunno e fa 0-1.
A inizio ripresa il Varese prova a gestire il possesso palla: ritmi bassi, nessuna occasione, padroni di casa che rifiatano. L’unico cenno di cronaca, al 7’, quando una maglia giallonera si allunga pericolosamente in area biancorossa: l’arbitro lascia correre. Fino al 27’, quando partono in azione di rimessa e conquistano un fallo con Niang, messo a terra sul vertice destro dell’area da Viscomi: Montante crossa col sinistro, nessuno tiene Rossi che infilza Pissardo con un colpo di testa in corsa.
Ramella inserisce Cusinato per Zazzi ma deciderà poi di non fare il terzo cambio, lasciando Becchio (e, soprattutto, Piraccini) con la casacchina gialla addosso. Al 32’ l’ultimo highlight, con Giovio trattenuto vistosamente in piena area: l’arbitro, senza coraggio, non concede al Varese la possibile foglia di fico della sua partita. Triplice fischio e tutti sotto la doccia. Anzi, tutti a discutere di cosa sia accaduto e cosa non funzioni.

Una prestazione incolore, inattesa, improvvida, imbarazzante. Da cui nascono diversi perché. Perché una squadra forte come il Varese rumina calcio invece che imporlo? Perché gli avversari corrono di più e giocano con intensità a differenza del Varese, costretto a Bra a commettere addirittura 30 falli? Perché il Varese non riesce a costruire gioco? Perché contro l’ultima in classifica il Varese fa appena due tiri (di cui uno non pericoloso e l’altro su rigore) nello specchio della porta?
Domande, che i tifosi – i 200 e passa di Bra, i 1123 abbonati del Franco Ossola – si stanno facendo.
Domande, che la dirigenza ha cominciato a farsi a Bra e continuato a farsi nelle ore successive.
Domande, a cui servono risposte immediate. Perché il campionato non aspetta nessuno: nemmeno il Varese.


: Tunno; Benabid, Rossi, Gregorio, Gili Borghet; Perrone, Barale, Corticchia; Dimasi, Niang (Capellino dal 30’ st), Montante (Beltrame dal 34’ st). A disposizione: Bonofoglio, Ignico, Sechi, Bellino, Sillah, Casassa Mont, Besuzzo. All. Daidola.

): Pissardo; Luoni, Ferri, Viscomi, Bonanni (Granzotto dal 38’ pt); Gazo, Calzi, Zazzi (Cusinato dal 29’ st); Lercara, Giovio; Scapini. A disposizione: Consol, Simonetto, Talarico, Musso, Becchio, Piraccini, Rolando. All. Ramella.
: D’Amato di Siena (Ferrari di Imperia e Carpinato di Acireale).


Ammoniti: Bonanni, Lercara, Calzi e Gazo (V), Corticchia, Benabid e Dimasi (B). Spettatori: 800, di cui 200 da Varese. Angoli: 3-3; fuorigioco: 0-5; tiri (in porta): 10 (5) – 6 (2); falli: 18-30; recupero: 3’ + 4’.