Accam: è un travaglio senza sosta. Si è dimesso Marco Pigni

Il presidente ha lasciato l’incarico e il futuro resta incerto: salvare o liquidare l’ex consorzio?

Accam, futuro incerto.
Lascia anche il presidente Marco Pigni. E i Cinque Stelle tornano alla carica: «Chiusura al 2017, senza se e senza ma». Bastano solo poche ore dall’ennesimo colpo di scena della travagliata storia di Accam, il rinvio di 15 giorni del bilancio 2015 per avviare le trattative verso la costituzione dell’unica società della raccolta e smaltimento dei rifiuti tra Accam, Ala e Agesp, che arriva la notizia delle dimissioni del presidente della società,

Marco Pigni.
Un gesto dettato evidentemente dallo stop che l’assemblea dei soci ha di fatto imposto al piano industriale redatto su indicazione del Cda.
È il secondo presidente che “salta” nel giro di pochi mesi, dopo che il suo predecessore Emilio Cremona si era dimesso sempre sull’onda della prospettiva di dover chiudere con grande difficoltà l’esercizio 2015. Quella che si apre da qui alla nuova seduta dell’assemblea del 27 ottobre è la partita per salvare o liquidare l’ex consorzio.

Il sindaco di Busto Arsizio Emanuele Antonelli non nasconde la sua preoccupazione per il destino di Accam: ai soci aveva chiesto di approvare il nuovo scenario con chiusura 2021, quasi come atto di fede prima di aprire una trattativa per la società unica dei rifiuti, che a questo punto dovrà chiudersi nel giro di pochi giorni per ricompattare Busto, Legnano e Gallarate.
«La vedo dura – ammette Antonelli – approntare un piano industriale così delicato richiede del tempo». Tanto che lo stesso sindaco bustocco ha parlato provocatoriamente di “ricatto” a proposito del rinvio chiesto dal collega di Legnano Alberto Centenaio. Intanto torna all’attacco il Movimento 5 Stelle, che critica la “non-scelta” operata dai soci.
«È emersa tutta la debolezza del piano industriale proposto, che con le sue contraddizioni ha lasciato perplessi non solo i 12 sindaci favorevoli alla chiusura al 2017, ma anche buona parte degli altri presenti, tant’è che la linea dura di Busto e Gallarate, che avrebbero comunque voluto votare per lo scenario C, poteva, a conti fatti, insistere sull’appoggio di ben pochi sindaci».

Per i grillini non si può disattendere il «punto fermo che molti sindaci e i comitati hanno chiesto, e cioè la chiusura dell’inceneritore al 2017, perché fino a che non si studia seriamente un piano per la chiusura è inutile fare minacce su ipotesi apocalittiche anche perché, se proprio vogliamo vedere, i costi di bonifica ci sono oggi come ci saranno anche tra cinque anni e allo stesso modo il problema dei dipendenti potrebbe essere valutato proprio proponendo delle alternative da parte dei comuni soci».