GALLARATE – Un viaggio nel tempo per riscoprire il legame tra architettura, medicina e comunità. È quanto propone la delegazione FAI del Seprio, in collaborazione con la Società Gallaratese per gli Studi Patri, con un evento speciale dedicato all’ospedale Sant’Antonio Abate di Gallarate, nei giorni di venerdì 6 e domenica 8 giugno. Due appuntamenti per conoscere la nascita del nosocomio cittadino, le sue trasformazioni e il ruolo centrale che ha avuto – e continua ad avere – nella vita della città.
Un doppio appuntamento tra parole e luoghi
La rassegna si apre venerdì 6 giugno alle 21 al Museo degli Studi Patri, con una conferenza che vedrà protagonisti due nomi di rilievo: Giuseppe Armocida, docente emerito di Storia della Medicina all’Università dell’Insubria, e Ornella Selvafolta, studiosa di architettura al Politecnico di Milano e tra i massimi esperti dell’opera di Camillo Boito, il celebre architetto che ideò l’ospedale gallaratese. Un’occasione per raccontare l’evoluzione dell’ospedale come luogo di cura ma anche come espressione culturale e urbana.
Il secondo appuntamento si terrà domenica 8 giugno dalle 15 alle 18, con l’apertura straordinaria del Padiglione Boito dell’ospedale. L’ingresso sarà da Largo Boito, solitamente chiuso al pubblico, e le visite guidate saranno organizzate a gruppi. Il contributo richiesto è di 7 euro per gli iscritti FAI e 12 euro per i non iscritti.
Un’eredità di civiltà e progresso
L’iniziativa intende far luce su un patrimonio storico e sociale spesso dimenticato. Il Sant’Antonio Abate nasce nel cuore dell’Ottocento, grazie alle donazioni di numerosi cittadini gallaratesi e alla visione di Camillo Boito, architetto, teorico e scrittore, fratello del librettista Arrigo. A lui fu affidato il compito di progettare una struttura ospedaliera all’avanguardia per l’epoca, destinata a sostituire il vecchio ospedale cittadino. La sua impronta è ancora oggi leggibile nelle scelte architettoniche che coniugano funzionalità, decoro e attenzione al malato.
Attraverso il racconto degli esperti e la visita ai luoghi originari, il FAI e la Società Gallaratese offrono ai visitatori un’occasione preziosa per comprendere come la medicina, l’architettura e la storia locale si siano intrecciate nel costruire un simbolo di civiltà: l’ospedale come spazio di cura e, insieme, di memoria collettiva.