E’ ufficiale, siamo 8 miliardi. Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?

La popolazione mondiale ha superato gli 8 miliardi di abitanti, secondo una stima ufficiale delle Nazioni Unite, un passo che definisce “una importante pietra miliare nello sviluppo umano” e un monito, nel pieno della COP27 , della “nostra responsabilità condivisa di prenderci cura del nostro pianeta”. Per l’Onu, “questa crescita senza precedenti” – nel 1950 si contavano 2,5 miliardi di abitanti – è il risultato di “un graduale aumento della durata della vita grazie ai progressi della sanità pubblica, dell’alimentazione, dell’igiene e della medicina”.

Ma la crescita della popolazione pone sfide importanti ai paesi più poveri. Se fino al 1800 la Terra aveva meno di un miliardo di abitanti, sono bastati dodici anni per passare da 7 a 8 miliardi.

A dimostrazione del rallentamento demografico, ci vorranno circa 15 anni per raggiungere i 9 miliardi nel 2037. Le Nazioni Unite prevedono un “picco” di 10,4 miliardi nel 2080 e una stagnazione fino alla fine del secolo.

Il traguardo degli 8 miliardi è stato raggiunto nel bel mezzo della conferenza sul clima COP27 di Sharm el-Sheikh, che sottolinea ancora una volta la difficoltà dei Paesi ricchi, che sono i maggiori responsabili del riscaldamento globale, e dei Paesi poveri, che chiedono aiuto per farvi fronte, di accordarsi su una riduzione più ambiziosa delle emissioni di gas serra prodotte dalle attività umane.

Con la popolazione mondiale salita a 8 miliardi di persone, più di 1 su 10 (828 milioni) soffre la fame aggravata dal mix micidiale dei cambiamenti climatici, della pandemia Covid e della guerra. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti, in riferimento agli ultimi dati Onu sulla crescita record della popolazione mondiale. Circa 2,3 miliardi di persone nel mondo, il 29,3%, vivono in condizioni di insicurezza alimentare moderata o grave e si stima che 45 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni soffrano di deperimento, mentre149 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni abbiano deficit di sviluppo a causa di una mancanza cronica di nutrienti essenziali nella loro dieta.

Le difficoltà alimentari sono aumentate sia nei Paesi di sviluppo che in quelli economicamente più avanzati con la pandemia prima e la crisi energetica ora che hanno dimostrato la centralità del cibo e l’importanza, sottolinea Coldiretti, di garantire l’autonomia alimentare in uno scenario globale segnato da distorsioni commerciali, accaparramenti e speculazioni che mettono a rischio gli approvvigionamenti.