I genitori stanno con le educatrici: «Pronti allo sciopero delle rette»

Le famiglie scrivono al sindaco: «Orari ridotti o la chiusura a luglio? Un grosso problema per noi»

«Sciopero delle rette», ora la sfida è lanciata: i genitori dei bambini che frequentano gli asili nido e le scuole materne si schierano dalla parte delle educatrici in protesta. «Se non ci saranno nuovi sviluppi a breve, siamo pronti a sospendere il pagamento delle rette, assumendoci la responsabilità di un gesto senza precedenti nella nostra città».

A scriverlo nero su bianco i rappresentanti dei genitori dei nidi Boschessa, Espinasse, Ferrario, Tosi, Maria di Nazareth, Poggi e Rossini e delle scuole dell’infanzia Pontida e Maria di Nazareth, in una lettera indirizzata al sindaco Emanuele Antonelli, agli assessori al personale e all’educazione Alessandro Chiesa e Paola Magugliani e al dirigente del settore educativo.

Una lettera protocollata in Comune una settimana fa, ma resa pubblica integralmente solo ieri, perché la speranza dei genitori era che l’amministrazione «sapesse scongiurare» questa “minaccia” di una sorta di “sciopero delle rette” prima che diventasse di pubblico dominio. Un gesto «senza precedenti» come ben sanno gli stessi genitori, per uscire da una situazione di stallo che sta provocando «disagi non indifferenti» per le famiglie, costrette a districarsi tra assemblee del personale e ore di sciopero che si ripetono per via della protesta delle educatrici sulla mancata corresponsione delle indennità di turno e sull’articolazione del calendario scolastico.

Considerato, come ricordano i genitori, che «requisito fondamentale per l’iscrizione dei propri figli ai nidi e ai servizi aggiuntivi sull’orario ordinario (anche per le scuole materne) è la situazione lavorativa effettiva di entrambi i genitori. L‘impressione è che il Comune si sia sempre approcciato con leggerezza alla questione, forse senza rendersi conto che, così facendo, mette in seria difficoltà proprio noi cittadini».

Perché i genitori stanno dalla parte delle maestre: «Senza il loro “avvicendamento” i bambini non potrebbero entrare al nido/materna alle 7.30 e uscire alle 17.30/18. Orari ridotti e addirittura una chiusura a luglio sarebbero un grosso problema per noi famiglie, e l’eventuale affidamento dei servizi di pre e post-scuola e dei centri estivi ad una cooperativa si scontra con la fiducia che noi genitori abbiamo riposto nelle educatrici». Una sveglia, insomma, all’amministrazione, alla vigilia di un altro momento caldo: venerdì

dalle 9 alle 11 un’altra assemblea davanti al Municipio, mentre lo sciopero proclamato per il 15 maggio è stato bocciato dalla commissione di garanzia, vista la vicinanza con un altro sciopero generale del pubblico impiego in programma proprio venerdì 12. «Per via di una legge assurda, che lede il diritto costituzionale allo sciopero, l’agitazione è rinviata a data da destinarsi – sottolinea Fausto Sartorato, sindacalista di Adl, sigla che insieme a Cgil sostiene la protesta delle educatrici – ma la lotta continua, così come le vertenze legali vanno avanti. E l’amministrazione che fa?».

Dal canto suo l’assessore al personale Alessandro Chiesa ribadisce la posizione di palazzo Gilardoni: «La Funzione Pubblica ci ha risposto che dovevamo chiedere il parere all’Aran, che ha confermato la bontà delle nostre azioni. Ora non possiamo far finta di niente».