Lilli ha smesso di soffrire Addio bellissima “ragassa”

La Carati se n’è andata per sempre uccisa da un tumore al cervello. Star nelle commedie sexy negli anni Ottanta, si rovinò con la droga

«Era una donna profondamente sola, provata dalle traversie della vita, con una spessa malinconia di fondo che le si leggeva negli occhi. La incontrai all’epoca del mio primo corto, “L’uomo col toscano”, perché facesse da madrina al lavoro, accettò volentieri, ma si capiva che non stava bene, sorrideva pochissimo ed era sempre accompagnata dalla sorella, che in qualche modo la teneva impegnata e con cui viveva a Induno Olona».
Paolo Franchini, scrittore e sceneggiatore, è stato tra gli ultimi artisti varesini ad avere contatti con Lilli Carati,

scomparsa due giorni fa per un tumore al cervello, a soli 58 anni, dopo una vita difficile, trascorsa nell’incubo della droga, con due tentativi di suicidio.
«Le proposi anche di far parte del cast di “Scherzi”, il film tuttora in programmazione, nel ruolo della nonna, e accettò volentieri, quasi meravigliata che qualcuno si ricordasse ancora di lei a Varese. Voleva cancellare un poco del suo tormentoso passato e aveva voglia di rimettersi in gioco. Era appena ritornata a casa dall’ospedale, dopo aver terminato un primo ciclo di cure e stava per girare un film tra Roma e Londra, anche “Vanity Fair” l’aveva intervistata. Purtroppo la malattia non le diede tregua, dovette dirmi di no per la parte e non riuscì a terminare nemmeno il film».

Lilli Carati, nata a Varese nel 1956 come Ileana Caravati, bellezza bruna poco sofisticata, corpo splendido e viso sensuale, diventò famosa tra gli anni ’70 e 80 grazie a diversi film di genere sexy e di commedie scollacciate che allora facevano ottimi incassi.
Notata in Calabria nella finale di miss Italia del 1974, dove arrivò seconda, dopo un breve trascorso di mannequin fu il produttore Franco Cristaldi a scritturarla per i primi film, poliziotteschi e commedie soft che vedevano allora protagoniste attrici come Edvige Fenech, Gloria Guida, Carmen Villani, Silvia Dionisio e l’americana Nadia Cassini, accanto a caratteristi quali Alvaro Vitali, Lino Banfi, Aldo Montagnani ,Pippo Franco o Bombolo e Cannavale.
Sul grande schermo Lilli fu protagonista di due discrete pellicole, come “Avere vent’anni”, con Gloria Guida che sarebbe poi diventata moglie di Johnny Dorelli, sulle vite bruciate di molti giovani, un film crudo e violento ritirato dalle sale e poi ridistribuito con molti tagli, ma soprattutto del “Corpo della ragassa”, tratto dall’omonimo romanzo di Gianni Brera, in cui appariva completamente nuda. Regista era Pasqualino Festa Campanile, con cui la Carati ebbe anche una breve relazione.

Di carattere schivo e introverso – si definiva timida e riservata – Lilli Carati a nemmeno trent’anni cadde nell’abisso della tossicodipendenza, eroina e cocaina, che la costrinse a ritirarsi dalle scene dopo una drammatica partecipazione a “Tg l’Una” del 1981, in cui si presentò alterata dalla droga.
Ma i drammi non erano conclusi per la ragazza che aveva sognato il cinema d’autore: per pagare la droga Lilli girò anche cinque film porno lavorando tra l’altro anche con Rocco Siffredi, fu arrestata nel 1988 e subito dopo tentò di uccidersi, riprovandoci un anno dopo con il lanciarsi dal balcone dell’abitazione di sua madre.
Dopo un lungo percorso di disintossicazione, Lilli Carati nel 2008 tornò in televisione e, nel 2011, le fu proposto un ruolo nel thriller “La fiaba di Dorian”, ma la malattia non le consentì di terminare le riprese, dopo quasi mezzo secolo dall’ultima sua interpretazione cinematografica.