Pro, c’è un padrone ma comandano altri

Alè. Sotto con un altro mese. La vicenda societaria tigrotta si gonfia e si sgonfia nell’arco di trenta giorni. Come una comune carta di credito. Ad inizio mese cominciano le voci, le ipotesi, le supposizioni che raggiungono il top verso gli ultimissimi giorni del mese. Non succede nulla e torna disponibile il credito di voci o storie e quant’altro.
Si comincia il primo del mese parlando o ipotizzando che il 30 o il 31 si decida il passaggio di proprietà;

poi si arriva alla data fatidica, purtroppo capita sempre qualche imprevisto e non c’è mai la conclusione. Si va avanti così dalla tarda primavera, ogni mese come se fosse lo stesso mese: giugno, luglio, agosto, settembre e ora ottobre. Il 31 sarà veramente l’ultima stazione di questa via crucis biancoblù? Chi lo sa.
Patron Vavassori non lo ha specificato nell’intervista rilasciata ieri al nostro giornale, ma sembra di capire che più in là non voglia andare: non ha alcuna intenzione di concedere tempo e credito ai compratori, nemmeno oggettivamente si può pensare di andare oltre con ormai quasi tre quarti del girone di andata già in archivio. Sembrerebbe fuori da ogni logica ed è già anomalo che il tira e molla venga trascinato alla fine di ottobre.

Si è dunque al punto di partenza con Vavassori detentore della totalità delle quote, garante della Pro Patria con la fidejussione da seicentomila euro e degli anonimi che stanno gestendo la società e la parte tecnica. Si sa chi è il padrone che, nella sostanza, non esercita il suo potere, ma non si conoscono quelli che, della benzina nel motore, l’hanno messa. Una macchina che cammina con l’uomo invisibile al volante e un passeggero in carne ed ossa ben conosciuto. Insomma, qualcosa che va oltre la più sfrenata delle fantasie; un effetto speciale del quale sarebbe affascinato il massimo degli esperti:il regista cinematografico Steven Spielberg. D’altronde non c’è da meravigliarsi: Busto Arsizio non vuole accreditarsi come città cinematografica?

Seduta sui sedili posteriori di quella macchina c’è la Pro Patria. Ovvero i giocatori con allenatore e tanto di staff sanitario ed amministrativo. C’è un gruppo di persone che vorrebbe toccare con mano chi sta al volante, cambia le marce, mette le frecce e soprattutto quale sia la direzione di presa. C’è una squadra che vuole certezze societarie, sapere con chi deve interloquire e conoscere chi ha il potere di decidere. Avere di fronte, insomma, qualcuno che abbia l’autorevolezza e la credibilità per risolvere le problematiche che giornalmente una squadra di calcio propone o espone. Potrà sembrare paradossale, ma l’aspetto economico (stipendi) sembra essere l’ultimo dei problemi, anche alla luce di quanto affermato dal patron sul rispetto della scadenza del prossimo 15 ottobre, anche perché la mancata puntualità produrrebbe punti di penalizzazione e soprattutto il mancato introito dei contributi federali e televisivi. Sarebbe come segnare un calcio di rigore nella propria porta.

E ottobre non è solo il mese per riscuotere il giusto compenso, ma anche quello per rimpinguare la classifica asfittica. È il mese dei confronti diretti, quelli con Mantova, Giana, Lumezzane e Pordenone; il mese in cui sono in palio diciotto punti accorpando anche le gare con Como e Bassano. Per stare sopra la soglia della sopravvivenza Oliveira e il gruppo ne devono mettere in cascina dai dieci ai dodici. Una grande mano gliela può dare solo una società capace di esprimere i suoi dirigenti e i suoi programmi. Se no, addio effetti speciali. Resterebbero solo quelli collaterali.

n Giovanni Toia

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