Via il parroco, Moriggia affranta

Don lascia Moriggia e nel quartiere si diffonde lo sconforto. «La nostra paura è quella di trovare chiuso il cancello dell’oratorio»: catechista e segretaria del consiglio pastorale, riassume così la reazione dei fedeli alla notizia.

A settembre il parroco del rione verrà trasferito a Ceriano Laghetto e al suo posto arriverà don . O quasi: sì, perché il 43enne sacerdote originario di Erba dovrà dividersi tra la parrocchia Gesù Divin Lavoratore e quella di Crenna, preparando il terreno alla creazione di una comunità parrocchiale.

Consuetudine vuole che il sacerdote risieda nella parrocchia più popolosa, circostanza che penalizzerebbe Moriggia. Un quartiere per il quale l’oratorio ha giocato negli anni un ruolo fondamentale: «È nato da un’esigenza dei genitori – ricorda Roviello – qui 25 anni fa non c’era nulla».

C’erano i bar, quelli sì, e c’era la droga. «Molti ragazzi della Moriggia sono morti» a causa dell’eroina: per questo, d’accordo con l’allora parroco, nacque un oratorio all’interno della casa parrocchiale.

Ma fu don Giuseppe ad avere il coraggio di investire per realizzare una struttura degna di questo nome. E successivamente per costruire una chiesa, visto che fino a una decina d’anni fa la messa veniva celebrata in una struttura prefabbricata.

«La nostra è una comunità molto viva, siamo stati i primi a festeggiare l’ultimo dell’anno. C’erano 200, anche 250 famiglie». Soprattutto, «i nostri ragazzi sanno che l’oratorio è sempre aperto. Basta suonare e il don apre: per fare due chiacchiere o per tirare due calci al pallone».

Il terrore è che, da settembre, si torni al passato. «Se il nuovo sacerdote terrà aperto solo due volte la settimana, i nostri ragazzi dove andranno?». Il consiglio pastorale ha chiesto un incontro al vicario episcopale monsignor , che il 6 luglio sarà a Moriggia per la festa della comunità.

«Non siamo una parrocchia chiusa – tiene a sottolineare Roviello – vogliamo solo essere rassicurati che non saremo messi da parte».

E mentre i fedeli guardano con preoccupazione al futuro, è proprio chi è rimasto accanto a loro negli ultimi vent’anni a dire qualche parola di conforto: «Ai miei parrocchiani dico di stare tranquilli e vedere come evolvono le cose. Ancora è tutto in costruzione, anche all’interno della Curia non ci sono ancora idee chiare», afferma don Giuseppe. Che da venerdì sarà protagonista della sua ultima festa: «Sono stati vent’anni molto belli: si è costruita parecchia roba, anche al di là delle mura, e i rapporti umani sono profondi». I moriggini sperano che sarà così anche con il successore.

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