Frontini alza la lavagnetta. È il segnale: il Varese è tornato

10 passi nel futuroIl diario di Francesco Zecchini, tifoso di 18 anni

Homo homini lupus. Però almeno era uomo. L’anno scorso non abbiamo parlato né di uomini, né di errori umani. Abbiamo parlato di soldi, di partite vendute e di debiti. Ebbene, cari tifosi, noi ripartiamo dagli uomini. Ne prendiamo 10 che ci rimarranno nel cuore dopo questa Eccellenza, 10 come il numero di Marco Giovio, 10 uomini dotati della sua fantasia e del suo sorriso, 10 persone che faremo conoscere ai nostri figli quando li porteremo per la prima volta sui gradoni biancorossi (non più grigi) del Franco Ossola. Moderni amanuensi, proviamo a raccogliere le loro storie nel grande libro biancorosso del Varese Calcio. Eccoli a voi.

«Maestra, la sa una cosa?». «Dimmi, Pierino». «Sa che da una chiacchierata al bar è nata una nuova società?». Silenzio di tomba. Ebbene, sì. Enzo Rosa, Gabriele Ciavarrella e Piero Galparoli lo sanno bene. Insieme hanno costruito un mondo in quel bar. Certo, non sono stati soli e non lo saranno mai. “Il cuore che batte più forte” dei tifosi ha svuotato tutti i salvadanai per far rinascere la fenice. “Eh già, noi siamo ancora qua”.

L’inizio di un grande viaggio. Arriviamo in treno alla stazione. Quattro binari quattro. Scendiamo e dobbiamo capire dove è lo stadio, non c’è Google Maps che tenga. Ecco che incontriamo un signore. «Scusi, è del posto?» asserisce a parole ma dall’accento capiamo che è tutto tranne che uno stresiano. Ma proprio lì ci rendiamo conto del nostro errore. Siamo noi ad essere del posto. Il vero cuore di Varese è lì sulle sponde del lago Maggiore. Perché, come si è cantato spesso, anche a Stresa «in casa giochiamo noi».

Manca un’ora alla partita ma la Bombonera è circondata da pazzi furiosi pronti a ricoprire con la loro insana passione una squadra. Due ali di folla che permettono alla truppa di Melosi di spiccare il volo. Ma chi è uno dei motori? Se lo chiedono tutti. Si presenta subito. Senza discorsi da recitare ma con 4 gol sulla schiena. È il numero 9. Ladies and Gentlemen, Carmine Marrazzo.

Stazione Ferrovie dello Stato di Varese. Si avvicina un uomo. «Avete bisogno i biglietti per il treno?» sono le sue ultime parole. Da lì in poi canterà e basta con tutta la curva biancorossa. Partendo con un “Legnano stiamo arrivando” si fanno tremare i binari con “Fino alla fine forza Varese”. Una lunga canzone che si conclude con “Salutate la capolista”. Il popolo biancorosso fa tremare il mondo guidato dalla curva. Come il 4 luglio. Tre mesi di matrimonio e ci amiamo ancora di più.

Lasciamo parlare la penna del direttore Andrea Confalonieri. «Prima di tutto, la gioia più grande: rivedere Pietro Frontini alzare la lavagnetta sulla panchina biancorossa. Perché Pietro incarna lo stile, l’affilatezza, la continuità (quella positiva) del Varese». L’avevamo rivisto nei distinti “inagibili” dello stadio di Mari. Ed ora è finalmente in panchina. Bentornato.

Al Franco Ossola il freddo sta entrando nelle vene. Eolo per un giorno è Loo Speziali, punta di diamante del Tradate. Dal dischetto non sbaglia e viola la porta di Bordin. Non si riesce a pareggiare ma non si molla mai. La curva continua a cantare fino al novantesimo. Ed eccolo lì l’uomo del destino, Marco Giovio. Sinistro, gol e… sorriso.

La pioggia cade copiosa senza un termine. La furia del cielo grigio non si vuole placare. Ma c’è il derby. E soprattutto c’è questo messaggio che arriva. Il mittente? Corrado, un tifoso che ci accompagna allo stadio sin dai tempi di Sannino. «Ier sera ou mia durmi come ai bei temp della B. Incoeu podi mia ves de la partida ma forza Vares tuta la vida». Apoteosi.

Avversario odierno il Mariano Comense. Fall è l’uomo più pericoloso. Ci sono due bambini che gironzolano tra i gradoni dei distinti. Francesco e Nicolò, 13 anni in due. Il loro papà chiede: «Puoi prestargli la sciarpa?». Sta di fatto che a fine partita sono in braccio a chi scrive, cantando e saltando senza un senso apparente. Senza un senso per chi non sa sognare.

Vestito di una pettorina gialla, papà Gibe è lì a fare il suo lavoro. Anche senza il suo angelo Erika, volato in cielo un mese fa. Ma vive e verrà ricordato tra una maglia di Vardy e una di Icardi. Merito di un popolo, di una famiglia che comprende anche il piccolo grande “Polpetta” Martino Colombo. Una famiglia protetta dai suoi angeli.

Pane e salame. Formaggio. Una selezione di ottimi vini. Sembra il menu di una trattoria. Invece è il contenuto del bagagliaio dell’auto di alcuni tifosi biancorossi. Brindano. A cosa? Non alla promozione, forse alla vittoria. Ma che dico? Brindano al Varese. Sono Isacco Sandrinelli, Antonella Fidanza, Mauro Martignoni, Maurizio Bertani, tanto per dirne alcuni. Ma si potrebbe anche parlare di Lele Bellorini o di Yvonne Rosa. Si potrebbe parlare di tanti altri tifosi non citati qui. Di grandi uomini. Si potrebbe parlare di Varese.

Allo stadio riesco ad essere felice (L’editoriale di Massimiliano Gibellini)
Dedicato a voi «Grazie ai nostri tifosi siamo invidiati da tutti» (Gli uomini della rinascita – Le dediche e i sogni di giocatori, allenatore e principali dirigenti)
«Ogni notte e ogni giorno come se nella nostra vita esistesse solo il Varese» (Il cuore della società – Ciavarrella, Galparoli, Rosa e Scapini)
– (10 passi nel futuro –

Il diario di Francesco Zecchini, il tifoso di 18 anni)
«Base rossa con inserti bianchi. Ma occhio ai dettagli portasfiga» (Oggetto sacro – Marco Tomasetto ci racconta le divise impresse nel cuore)
Neto Pereira «La mia anima sarà del Varese per sempre» (Simbolo vivente – Il più amato)
«Stipati in quella macchina si parlava solo del Varese» (Una squadra di famiglia – Tiziano Masini e una passione sconfinata, ereditata dal nonno e dal papà)
C’era una volta un eroe a caccia di un lieto fine (Come una favola – Il nostro maestro Luca Ielmini racconta ai (suoi) bambini la storia biancorossa)
«Nessuno amò il Varese come Maroso» (La storia infinita – Lele Bellorini «Prima partita nel ’62. Tre nomi di giocatori? Picchi, Anastasi, Buba»)