Mattarella sprona i neo giudici «Le norme non vi condizionino»

Il presidente della Repubblica incontra al Colle i 346 tirocinanti «Gli effetti della responsabilità civile saranno tutti da valutare»

«I magistrati non si lascino condizionare dalle nuove norme sulla responsabilità civile dei magistrati». È lo sprone del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ai nuovi magistrati italiani avanzato durante l’incontro al Quirinale dei giovani in tirocinio. Sono 346 i magistrati nominati con decreto ministeriale del 20 febbraio 2014. «Non lasciatevi condizionare dal timore di subire le conseguenze di eventuali azioni di responsabilità – ha detto Mattarella – nella consapevolezza di essere soggetti, nell’applicazione delle vostre funzioni, unicamente alla legge». Il Capo dello Stato ha ricordato che le «recenti modifiche alla legge Vassalli hanno mantenuto il principio della responsabilità indiretta del magistrato e collegato la più stringente disciplina della rivalsa statuale alla riferibilità a condotte soggettivamente qualificate in termini di dolo o negligenza imperdonabile. Ovviamente andranno attentamente valutati gli effetti concreti dell’applicazione della legge».

«Non sarà mai abbastanza sottolineata la alterazione grave che deriva alla vita pubblica, al sistema delle imprese, al soddisfacimento dei bisogni della comunità, dal dirottamento fraudolento di risorse verso il mondo parallelo della corruzione» ha ribadito Mattarella, secondo cui «la certezza del diritto è elemento essenziale, sempre. Lo è particolarmente nelle società complesse e caratterizzate da forti legami internazionali, per consentire il crescere di società sane. Il rapporto tra giustizia e sviluppo, tra equità e finanza pubblica,

in una parola il contributo alla continua costruzione dell’edificio della democrazia, passa anche di qui, con un particolare impegno diretto alla lotta alla corruzione» . Quali devono essere le condizioni umane da rispettare per lavorare al servizio della giustizia italia? Il presidente non ha dubbi: «Coraggio e umiltà sono le virtù richieste, in eguale misura, nell’esercizio delle funzioni giudiziarie. Coraggio perché l’impegno che vi aspetta è vasto e arduo – ha spiegato il Capo dello Stato -. Professionalità, dedizione, credibilità, autorevolezza, senso di responsabilità, sono le doti che i cittadini si aspettano di trovare nei magistrati. Al penetrante potere connesso alle funzioni esercitate deve sapersi accompagnare, a bilanciamento, l’umiltà, vale a dire la costante attenzione alle conseguenze del proprio agire professionale, sia verso i singoli che avanzano istanze di giustizia, sia verso l’intera società che nei giudici deve poter nutrire piena fiducia. Attenzione che impone – ha proseguito Mattarella – apertura al dubbio sui propri convincimenti, disponibilità a confrontarsi con le critiche legittime ai modi in cui si amministra la giustizia». Inoltre il rispetto della dignità della persona «è un elemento essenziale della cittadinanza» ed è uno dei principi da osservare «scrupolosamente» nell’esercizio delle funzioni.

Proprio mentre Mattarella incontrava i futuri giudici , il Tar del Lazio ha accolto i ricorsi di coloro che si erano opposti alla decisione del prefetto di Roma di annullare le trascrizioni nel registro delle Unioni civili della Capitale i matrimoni contratti da persone dello stesso sesso, celebrati all’estero. «L’attuale disciplina nazionale – ha spiegato il giudice amministrativo – non consente di celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso e quindi non sono trascrivibili nei registri». Tuttavia «l’annullamento di trascrizioni nel registro può essere disposto solo dai tribunali». E quindi «il ministero dell’Interno e le prefetture non hanno il potere di intervenire direttamente».