La ripresa zoppica E le Corti soffrono

Le Corti nove mesi dopo: negozi ancora sfitti e nuove chiusure. Abbiamo fato un giro al centro commerciale, dopo l’annuncio di settembre della chiusura di molte attività. E la situazione non è migliorata.

Sono ancora abbassate le saracinesche degli spazi al piano terra delle Corti. Quasi un’intera ala, quella che si affaccia su via Dazio Vecchio, che non fa gola ai commercianti varesini. Negozi vuoti anche al piano meno uno e defezioni si registrano persino all’ultimo piano. La crisi non ha mietuto vittime solo tra le attività di corso Matteotti e del centro, quindi, ma anche tra quelle considerate privilegiate del Centro commerciale.

Una struttura inaugurata nel 1997, che aveva attirato molti nuovi grandi marchi in città ed era stata preferita da altri che avevano visto il trasferimento come una grande opportunità di crescita. E così è stato. Il centro commerciale, da quando ha fatto il suo ingresso nel centro storico della città, è diventato il luogo preferito di aggregazione dei varesini e del commercio.

Questo grazie alla capacità di offrire spazi di socializzazione, di passatempo e di relazione, in aggiunta alla possibilità di soluzioni a problemi quotidiani, quali ad esempio la spesa. Le grandi dimensioni, la componente ludica, la novità costituivano un’esperienza che non aveva eguali nel centro. «Oggi non è più così – spiega, titolare di Rosso Teak, che è “uscito” dalle Corti per spostare il suo negozio in via Cavour – Per una serie di fattori concomitanti, che vanno dalle frequentazioni della piazza, alla tipologia di attività che si sono inserite nel centro commerciale e alle spese, il livello dell’offerta è sceso. E di conseguenza anche la clientela è cambiata. Dopo dodici anni abbiamo quindi deciso di posizionare la nostra attività al di fuori».

Un concept store, di quelli che invece vanno molto di moda adesso, che non offre una sola tipologia di prodotto, ma spazia dall’abbigliamento e accessori, all’arredo e al design.

Un misto tra il negozio specializzato che si trova nelle vie dei centri storici e la vasta offerta dei negozi riuniti in un centro commerciale. «Faccio un esempio: il marchio Manie di cui adesso siamo rivenditori e che ha store solo a Miami, Milano e Venezia, non avrebbe accettato di puntare su Varese se fossimo rimasti all’interno del centro».

«Purtroppo, al di là delle ragioni che hanno spinto molti colleghi a chiudere o trasferirsi – spiegano invece i commercianti de Le Corti che resistono – l’immagine che si ha oggi del centro commerciale, con le saracinesche abbassate e l’offerta ridotta, non ci aiuta».

La sensazione di abbandono all’interno, comincia a rispecchiare quella che si ha all’esterno del centro commerciale, sul lato di piazza Repubblica.

«Gli extracomunitari che bivaccano in piazza – aggiungono – non sono solo un problema di ordine pubblico. Ignorare la loro presenza da parte delle istituzioni, alla lunga ha portato delle conseguenze anche sulle nostre attività».

E poi naturalmente c’è la crisi che non guarda in faccia a nessuno, «ma che in questa zona non si è neanche provato a contrastare. Ci si è lasciati andare».

Sono 76 i locali all’interno del Le Corti, con diversi proprietari e una direzione generale che gestisce la struttura. I commercianti pagano un affitto, che varia secondo gli accordi raggiunti con la proprietà dei muri e in base all’ubicazione dei negozi. Poi ci sono le spese degli spazi comuni: mille euro al mese ogni 100 metri quadrati di attività.

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