«È una passionaccia antica che arriva dai nostri padri. Siamo un gruppo di amici»

La sede dei Cai di Busto è proprietaria di due rifugi in val Formazza

«La montagna, una passione antica, che si tramanda in famiglia, di generazione in generazione». La storia quasi centenaria del Club Alpino Italiano di Busto Arsizio, fondato nel 1922 e proprietario di ben due rifugi in alta quota, il “Città di Busto”, che compirà 90 anni a settembre, e il “Maria Luisa”, entrambi in val Formazza. «Sono la passione per la montagna e per lo stare insieme che ci fanno andare avanti» rivela Mario Lualdi, presidente del Cai di Busto Arsizio, che conta circa 360 soci iscritti. «Mio padre fu presidente negli anni ’60-’70, dopo di lui toccò a Luigino Tagliabue, che era il padre di Paolo, l’attuale segretario del Cai di Busto. Come vede, è una passione forte, che si tramanda in famiglia, di generazione in generazione».

Il 2017 sarà un anno importante per il Cai, per due ricorrenze: i 95 anni della sezione bustocca, fondata nel 1922, ma soprattutto i 90 anni del Rifugio “Città di Busto”, a quasi 2500 metri del Piano dei Camosci al Gries in val Formazza. «Celebreremo questo prestigioso traguardo nel mese di settembre – fa sapere il presidente Lualdi – con una gita e una “festicciola” al Rifugio in occasione del raduno annuale delle sezioni Cai della provincia di Varese, riunite nel gruppo “7 Laghi”. Poi magari organizzeremo qualcos’altro in più, ma c’è ancora quasi un anno per pensarci…».

La speranza è di riavvicinare i giovani, e portarli nella sede di via Dante. «Noi andiamo avanti per la passione per la montagna – spiega Lualdi – i giovani di oggi continuano ad amare molto la montagna, ma hanno tante attività alternative e spesso preferiscono andare in montagna per conto proprio. Invece quel che caratterizza l’attività del Cai è proprio lo spirito di gruppo: ritrovarsi e stare in compagnia per organizzare attività insieme. Dai programmi invernali di sci di fondo e di discesa con gite, corsi e weekend alle escursioni estive, in sinergia con altre realtà del territorio come il Club Amici della Montagna e lo Sci Club Gallarate, ma anche le serate culturali legate all’alpinismo e alla montagna». Un gruppo di amici, insomma, perché «andare in montagna con il Cai – fa notare il presidente – significa conoscere persone, fare amicizia, conoscere la natura, conoscere la cultura della montagna».

In più c’è il “peso” di una storia importante, che portò il Cai bustocco ad avere fino a mille soci iscritti nel periodo del dopoguerra – «ma erano altri tempi, in cui la socialità era molto più sentita e sviluppata a tutti i livelli» ammette il presidente – e che è resa tangibile dai due rifugi, ancora di proprietà del Cai, attualmente affidati a dei gestori che pagano un affitto.

«Già dopo pochi anni dalla fondazione del Cai – racconta Mario Lualdi – venne costruito il primo rifugio in val Formazza, e dopo qualche anno grazie ad una donazione del presidente di allora Piero Monaco, in memoria della moglie che era deceduta, furono acquistate delle costruzioni che erano state usate per l’edificazione della diga del Toce, che costituirono il nucleo iniziale del rifugio Maria Luisa».

– Per fortuna che siamo nati qui, non credi Oliviero? – Il commento di Francesco Caielli




La montagna mi ha insegnato tutto. Io adesso voglio regalarla ai giovani – L’editoriale di Marco Confortola

Matteo Della Bordella: «La paura mi spinge in cima»



– Giornata della Montagna. «I nostri monti»