Vincere. Facciamo pace con la storia

La finale di Fiba Europe Cup - Alle 20.30 quattrocento varesini a Chalon e gli altri in piazza Monte Grappa

Dagli indimenticabili agli insospettabili. Un po’ come in quel film del 1972 di Mankiewicz con Michael Caine. 31 anni dopo l’ultima finale europea in Coppa Korac contro Milano e ben 36 anni dopo l’ultima vittoria in Europa contro Cantù, in Coppa delle Coppe, Varese torna a casa sua, per tentare la caccia all’undicesimo successo continentale della sua storia. Nella stagione più difficile, più impronosticabile, più altalenante, appunto nella stagione degli insospettabili. Ma è il bello della vita, come ci ricordava pochi giorni fa Giancarlo Ferrero in un’intervista, perché non sai mai cosa ti può accadere.

Le emozioni di venerdì sera però devono essere già alle spalle, è un imperativo, perché stasera alle 20.30 al Colisée Varese ha un appuntamento con se stessa ancor prima che con la storia. Non c’è tempo e spazio per pensare ad altro, ha ragione Moretti, perché non è assolutamente questo il momento per voltarsi a rivivere il duro percorso di questa annata. Quindi veniamo a noi, al qui ed ora, a Varese-Francoforte: la semifinale di venerdì

nella bolgia francese di Chalon si è chiusa con un misto tra euforia e preoccupazione per le condizioni di Chris Wright. La scavigliata del play americano non sembra essere però nulla di grave, e comunque non esiste il rischio che non giochi stasera. Lo esclude del tutto anche lo stesso coach Paolo Moretti: «Chris è un guerriero, per cui non si pone nemmeno la questione sulla sua presenza. Sente la caviglia dolorante, ma mi ha detto “Don’t worry coach”. D’altronde non avevo dubbi sul fatto che un uomo ed un giocatore del suo spessore decidesse di giocare. Il problema si pone nel momento in cui sappiamo che sarà una partita molto fisica e per noi la percentuale con cui scenderà in campo Chris farà tutta la differenza del mondo». Gli animi sono molto rilassati: «Non dobbiamo farci soffocare dalla tensione. Allo stesso tempo, per caricare tutti, ho detto che arrivare secondi non è come arrivare primi, non per sminuire quanto fatto, ma per far passare il giusto messaggio».

Un piccolo cruccio è legato al fatto di giocare due partite in due giorni: «Influenzerà le possibilità di recupero fisico di alcuni giocatori, ma vale lo stesso per i nostri avversari». Prima dei biancorossi, si è allenata Francoforte: sarà gara dura, tosta, fisica, sul filo dei nervi. Ma Varese sa di avere alle spalle oltre 400 varesini che soffieranno, canteranno, salteranno insieme a lei. Perché questa coppa ha risvegliato nei tifosi la passione ed il senso di appartenenza, la voglia di farsi oltre mille chilometri in giornata per questa finale o di andare in piazza Monte Grappa a tifare con tutta la città. Ci sarà tanta emozione, in primis per Moretti, nonostante di finali ne abbia già vissute tante da giocatore: «Sono molto emozionato da allenatore, perché un giocatore alla fine scende in campo e si sfoga. È vero che io non sto mai fermo ma sarà difficile da parte mia riuscire a trasferire tranquillità e serenità al gruppo». A fine allenamento, il consueto cerchio in mezzo al campo con giocatori, staff ed un ospite di eccezione, il figlioletto di Kangur. Tutti insieme: un, due, tre, Varese!