Rischi idrogeologici alti Ma i Comuni non lo sanno

Circa l’80% dei Comuni in provincia di Varese non hanno un piano di emergenza della Protezione Civile: un documento obbligatorio, che in caso di nuovi dissesti, renderebbe i soccorsi e gli interventi più rapidi e organizzati. 

Il piano d’emergenza ha una validità di tre anni; poi è necessario fare una nuova mappatura della zona, soggetta a cambiamenti di morfologia, per individuare i punti sensibili.

E il dato pesa come un macigno il giorno dopo il nubifragio che ha colpito il Varesotto. Per fortuna, nonostante i numerosi interventi da parte di vigili del fuoco e forze dell’ordine, nessun danno è stato di elevata entità.

Una fortuna, appunto, dato che per tutte quelle amministrazioni locali che ancora non hanno provveduto all’adozione di un piano della protezione civile operativo e aggiornato non è previsto alcun risarcimento in caso di calamità naturale.  La legge 100 del 2012 parla chiaro: gli enti locali che non so no dotati «del documento che individua le aree a rischio e pianifica le possibili modalità d’intervento in caso di emergenze dovute a calamità naturali» non hanno diritto a risarcimenti. 

In caso quindi di frane o alluvioni i Comuni sprovvisti del piano non potranno partecipare alla ripartizione dei fondi, destinati alle calamità naturali, stanziati da Stato e Regione. Questo vuol dire che ogni singolo Comune dovrà rispondere di tasca propria sia degli eventuali danneggiamenti al patrimonio pubblico, che di quelli ai privati.

Insomma, i cittadini che dovessero subire danni in quei comuni, dovrebbero cavarsela da soli. Anche perché, come si sa, le casse sono vuote. 

Considerando che in sei anni sono state circa duecento le frane e gli smottamenti avvicendatisi nella nostra provincia, quello del mancato rinnovo del piano d’emergenza della Protezione Civile non è cosa da poco.  «Cosa aspettano i Comuni ad aggiornare il piano di intervento?» si chiede Legambiente. Secondo Legambiente l’importanza di questo piano non è legata solo all’emergenza, ma anche alla prevenzione.

In realtà esiste un piano d’emergenza provinciale che fa capo alla centrale operativa della Protezione Civile della Provincia di Varese e all’interno del quale sono nove i siti a rischio idrogeologico del Varesotto da tenere costantemente monitorati.

Si tratta di Maccagno e della Val Veddasca (attraversate dal torrente Giona), della zona di Cremegnaga sul fiume Tresa e poi quella di Sasso Galletto, a Laveno, recentemente colpita da una brutta frana. Da tenere monitorate anche Valcuvia, Valganna, Porto Ceresio e Cuasso al Monte e il corso dell’Olona, più volte modificato e in troppi punti stretto, addirittura soffocato da aziende e costruzioni varie.Infine sorvegliate speciali sono anche Somma Lombardo, già messa in difficoltà da una frana sul Ticino, e Origgio, comune attraversato dal fiume Bozzente.

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